Teatro vivente

In Teatro

Consulti poetici dagli attori di Marche Teatro. Basta prenotarsi sul sito e, a seconda dei sintomi del “malato”, toccherà all’attore diagnosi, prescrizione e posologia. Ogni patologia ha il suo rimedio nelle parole di : Anna Andreevna Achmatova, Charles Baudelaire, Jacques Brel, Italo Calvino, Dino Campana, Guido Ceronetti, Emily Dickinson, Nazim Hikmet, Guido Gozzano… e tanti altri

Il teatro è incontro tra uno spettacolo vivente e un pubblico altrettanto vivente. Una consapevolezza che sta portando tutti coloro che intorno a un palcoscenico vivono, creano, lavorano, a chiedersi quale possa essere la sua forma e il suo destino, in questo tempo di distanze forzate, in cui sembra venire meno la sua stessa definizione. Provare, consapevoli della natura di surrogato temporaneo ma anche della possibilità di superare le barriere forzate del tempo, a scoprire le potenzialità dello strumento-video? Lo stanno facendo i grandi teatri, aprendo le porte dei loro archivi e squadernando i ricordi: le perle dell’Elfo, del Piccolo, del Teatro Franco Parenti, ad esempio, sono a disposizione quotidiana di chi ha già visto e vuole tornare a momenti amati, o di chi temeva di aver perso quella straordinaria versione di un classico che non aveva potuto vivere.
Lo stanno facendo gli autori indipendenti, creando proprie rassegne di ciò che, a volte dimenticato, brilla della luce del talento, dell’innovazione, della forza di ciò che nobilita il concetto di “teatro contemporaneo”, qualsiasi significato gli si voglia attribuire. È con questo tipo di lavori che la rassegna del “Teatro in differita” di Elvira Frosini e Daniele Timpano è arrivata alla settima settimana di programmazione. Comune, però, è la consapevolezza che il video non può bastare. E allora, in un tempo spinto forzosamente all’utilizzo della tecnologia anche senza averne i mezzi, in un tempo a cui piace immaginarsi proiettato in un futuro tutto tecnologico, il teatro riscopre le possibilità del tornare indietro. 

A un mezzo a taluni può sembrare ormai arcaico, ma a cui nella sua peculiarità unica di fare vivo, il teatro restituisce il calore dell’incontro: il telefono. Oggi, i palcoscenici si polverizzano per entrare nelle fibre delle telecomunicazioni, nei suoni delle voci di quegli attori – primi a fermarsi e ultimi a ripartire – che nel frattempo non smettono di essere quello che sono, portatori di parole taumaturgiche. E così, mentre proprio Frosini e Timpano recuperano la forma antica e affascinante del radiodramma per adattarla alla forma quotidiana e ipercontemporanea di un messaggio vocale di Whatsapp, altri scelgono di fare una telefonata, usando anche per la poesia quello stesso filo sottile che in tempi di quarantena riesce ancora a tenere vicino agli altri chi – in tempo di pandemia – ha bisogno di essere curato. 

Così, convinti che – con le parole di Fernando Pessoa – “la poesia può guarire da ogni male” alcuni attori hanno scelto di assumere il ruolo del medico, per offrire “Consulti poetici” attraverso il telefono, così come quelli in camice bianco. Lo fanno, ad esempio, gli attori di Marche Teatro. Basta prenotarsi sul sito e, a seconda dei sintomi del “malato”, toccherà all’attore diagnosi, prescrizione e posologia. Ogni patologia dello spirito ha il suo rimedio in parole: quelle di : Anna Andreevna Achmatova, Charles Baudelaire, Jacques Brel, Italo Calvino, Dino Campana, Guido Ceronetti, Emily Dickinson, Nazim Hikmet, Guido Gozzano,Giacomo Leopardi, Alda Merini, Eugenio Montale, Elsa Morante, Cesare Pavese, Fernando Pessoa, Antonio Tabucchi e tanti altri tra cui anche un racconto breve inedito di Marco Baliani.

Dalle 11 alle 18, ogni giorno, ciascuno può quindi chiedere i suoi dieci minuti di leggerezza attraverso un mezzo, quello telefonico, che – spiega la direttrice artistica Velia Papa – permette di “poter essere vicini al nostro pubblico non potendo contare sulla vicinanza fisica della relazione teatrale. Abbiamo quindi pensato ad una relazione interpersonale attore-utente, attraverso la voce, via telefono, un mezzo che, paragonato alle odierne tecnologie digitali audiovideo, può apparire addirittura arcaico ma che, proprio per questo, può meglio evocare il teatro”.

Lo sanno bene i 23 attori de “il menù della poesia, che proprio per questo permettono – attraverso i loro social – di scegliere dal menù del giorno una poesia, da dedicare al telefono a chiunque vogliamo, per nutrire la psiche.

Per noi o per chi si ama, il calore della voce e l’intimità del teatro non si fermano, nemmeno in tempi di quarantena, e non si limita ad essere retorico cibo per l’anima. Avendo cura della nostra salute emotiva, rafforza le difese immunitarie che ci porteranno fuori da questo tempo difficile per tornare a vivere il teatro vivente come deve essere, è e resterà.

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