Di Godot, del tram numero 12 e di tempi precari

In Weekend

Divagazioni e pensieri intorno al tempo liquido dell’attesa: aspettando un lavoro, una mail, un amore, un senso

 Non sei abituata ad aspettare, era la formula cantilenata dai miei genitori fin da bambina, con la motivazione: «La tua generazione ha perso il valore del tempo».
Le colpe, ormai, le conosciamo tutti. La tecnologia, in primis, ha facilitato le nostre vite donandoci il più grande dei disvalori: l’incapacità di attendere. Attendere cosa?

All’attesa, si guarda sempre come a un qualcosa di romantico: l’attesa della donna o dell’uomo giusto, per esempio. Ma il contemporaneo paga lo scotto del cinismo, e allora l’attesa è banalizzata, dissolta nel quotidiano. Attendiamo, continuamente, dal risveglio e impariamo, contemporaneamente, ad ingannare i minuti e le ore: attendiamo un mezzo pubblico, una risposta sul lavoro, il whatsapp di uno spasimante. Dimentichiamo, fingiamo, occultiamo il tempo che intercorre fra un’azione e l’altra, fra una domanda e una risposta.

Ho pensato al tempo dell’attesa proprio mentre attendevo alla banchina di un tram, il 12, che chi abita a Milano sa essere molto lento: mi sono divertita a ripensare alle attese nella letteratura, alle storie del tempo perduto e ne ho scelte due.

La prima, la più intima, è l’attesa, forzata, del giovane cronista Dino Buzzati risolta nell’attesa di Giovanni Drogo, l’ufficiale rinchiuso nella Fortezza ad aspettare i Tartari: una condizione che prima è condanna imposta dalla gerarchia militare, poi sublime tortura indotta da Drogo medesimo, che assiste al lento scorrere degli anni migliori aspettando un nemico che mai arriverà.

E allora i Tartari, i temibili invasori, e la loro paziente e metodica attesa, la rincorsa dei fantasmi del passato in città, il desiderio e la paura di guardare nell’abisso dell’ignoto al di fuori della Fortezza-Prigione diventano ragione di vita: un’attesa che da forzata diviene essenza di vita.

Quante sono state le volte in cui abbiamo pensato che sarebbe stato meglio scegliere di non scegliere? Quante volte abbiamo cercato una situazione che ci permettesse di non avere via d’uscita?

Incasellati in una vita precisamente scandita da orari e impegni, appesi al filo della schedule lavorativa e mondana, perseguitati dallo spettro del “non esserci”, la nostra attesa è ribaltata ma ha il medesimo scopo di quella di Drogo: fuggire dal tedio per fuggire il proprio tempo,  come Drogo ritrova nel tedio della routine militare la fuga dal tempo.

“Dal deserto del Nord doveva giungere la loro fortuna, l’avventura, l’ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno. Per questa eventualità vaga, che pareva farsi sempre più incerta con il tempo, uomini fatti consumavano lassù la migliore parte della vita”.

Se l’attesa di Giovanni Drogo svela il desiderio di uno scopo dell’esistenza, l’attesa immobile, ma liquida e un po’ patetica è quella di Vladimiro ed Estragone, che attendono chi tutti conosciamo.

Aspettare Godot è diventata locuzione comune, tutti aspettiamo Godot in ogni momento, e pare che qualcuno l’abbia addirittura avvistato, mentre attendeva la famigerata metro B di Roma…

La situazione è chiara: Vladimiro ed Estragone sono due mendicanti che per due atti interi di commedia attendono Godot. Che arriverà di lì a poche ore, si dice. Alla conclusione del primo atto, Godot arriverà il giorno dopo. Il sipario calerà, con i due scellerati ancora in attesa.

Chi di voi si sia trovato a cercare lavoro rispondendo agli annunci su internet almeno in un’occasione sa di cosa sto parlando.

Il precario vive un’attesa liquida. Compila un form apposito, sciorina dati biografici, esperienze universitarie, volontarie, addirittura una piccola biografia dove cercare di dare alla propria persona quel quid che accenderà l’interesse nel futuro datore di lavoro. Preme il tasto “invio”, e gioca con Godot aspettando una risposta. Ogni giorno, per un tempo indefinito, vive appeso a una notifica della posta elettronica. Per un’anticamera in qualche ufficio e una seconda attesa (come il messaggero che nella commedia di Beckett annuncia continuamente l’arrivo di Godot), successiva al colloquio.

La sua è un’attesa meno solenne e più grottesca, come quella dei personaggi beckettiani, che, insieme ai loro spettatori, da 70 anni aspettano qualcosa.

All’epoca della pubblicazione della piéce (1945) ci si interrogava se il misterioso Godot fosse la Felicità o Dio, una sorta di salvezza che, raggiungendo i due poveri diavoli Vladimiro ed Estragone, avrebbe raggiunto le migliaia di spettatori che negli anni hanno assistito alla loro vicenda.

Quando Samuel Beckett scrisse En Attendant Godot, la Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine, ed era  il momento chiave di svolta della storia, l’apertura di una nuova epoca di ricostruzione. Oggi, la frammentarietà del tempo e la relatività dei fatti storici (la Terza Guerra Mondiale si paventa da anni, ma di fatto il mondo è inquinato da tante microguerre diffuse) delinea un tempo dell’attesa molto diverso.

[youtube width=”650″ height=”320″ video_id=”Ee8XiILtHaU”]

La felicità tanto ricercata è diluita in una serie di declinazioni intimistiche – l’aspirazione è sempre alta perché grande è il mare di possibilità in cui l’emancipazione (sessuale, religiosa) e la modernità ci hanno catapultato – si cercano lavori adeguati ai nostri studi iperqualificati e amori adatti al nostro status intellettuale, estetico, sociale.

Un aspetto della questione rimane immutato: l’attesa è in primis assenza, vuoto da colmare che prenda le forme dello sguardo fisso sullo smartphone in tutti i tragitti metropolitani che quotidianamente affrontiamo, o di un’anticamera, o della ricerca di un amore che ci completi, le attese ci fanno ragionare su quello che ci manca e su quello che vogliamo raggiungere davvero.

Sarà allora come un risveglio. Si guarderà attorno incredulo; poi sentirà un trapestio di passi sopraggiungenti alle spalle, vedrà la gente, risvegliatasi prima di lui, che corre affannosa e lo sorpassa per arrivare in anticipo. Sentirà il battito del tempo scandire la vita”.

(Visited 1 times, 1 visits today)