Terre D’Istanti, l’archeologia volontaria di Chiara Gambirasio

In Arte

Il tema dell’arte pubblica, un tempo presente nel vocabolario dell’arte, dopo un lungo periodo di oblio sta oggi conoscendo un nuovo slancio. Il rapporto tra l’artista e il fruitore, che vivrà l’opera nella sua quotidianità, spinge l’artista stesso a riflessioni e approcci differenti rispetto all’opera destinata alla fruizione museale o privata, obbligandolo a confrontarsi in modo più diretto e consapevole con il suo pubblico. Un esempio di questa visione ce la offre Chiara Gambirasio, giovane artista già di grande esperienza che con l’arte pubblica pare avere un rapporto privilegiato. Ce ne parla Roberto Mauri, curatore indipendente e organizzatore di eventi, che di Terre D’Istanti ha seguito la genesi.

Terre D’Istanti, opera dell’artista Chiara Gambirasio, viene commissionata dal Comune di Mapello in occasione del trentesimo anno di gemellaggio con Sasbach in Germania, come testimonianza del legame e della profonda connessione che può sorgere tra due luoghi distanti geograficamente ma uniti da un intreccio di storie e tradizioni. Questa doppia installazione in malta colorata, collocata proprio in Piazza Sasbach all’interno del parco pubblico del comune di Mapello, rappresenta un punto fisico e un momento simbolico per la storia di questo gemellaggio, fino ad ora conservata tramite i ricordi delle persone, più che una storia ufficialmente scritta.

Chiara Gambirasio, Terre D’Istanti, 2023, Opera pubblica permanente in piazza Sebach a Mapello (BG), foto di Barbara Giupponi


L’opera assume la forma di due montagne che si guardano il cui punto di partenza è un elemento comune ai due paesi, dove ben presto il paesaggio misto di pianura e collina, vigneti e campi coltivati, diventa immagine della somiglianza tra i due luoghi. Vista dall’alto, l’opera appare come la fusione tra le piante geografiche di Mapello e Sasbach, sul dorso presenta una materialità rocciosa mentre le facce interne dei due elementi sono tagliate perfettamente, così da poter mostrare al loro interno sezionato una raggera colorata. Le raggiere sono infatti formate in totale da 30 spicchi di colori diversi, le cui punte non sono visibili ma continuano al di sotto della superficie della terra, così da indicare un nucleo sommerso. Un nucleo che irradia materia colorata fino ai nostri sguardi, quasi arrivassero dal centro del pianeta ed emergessero in quel luogo preciso per farci leggere i ricordi di un tempo più esteso, un tempo geologico.

Chiara Gambirasio, Terre D’Istanti, 2023, Opera pubblica permanente in piazza Sebach a Mapello (BG), foto di Barbara Giupponi

Il colore è infatti l’energia che muove l’intenzione. Partendo dalla Kenoscromìa, pratica artistica di Chiara Gambirasio, la superficie colorata dell’opera porta la forma della montagna verso qualcosa di leggero e trasognato. La soggettività dell’osservatore è parte fondamentale nella codifica dei colori usati, poiché essi variano in ogni istante in quanto legati indissolubilmente alle influenze mitologiche, fisiche, chimiche ed empiriche della visione dell’individuo. Il colore viene inteso come sostanza di incontro tra materia e luce diventando rappresentativa di un vuoto che scorre tra gli individui, tra i paesi, tra le entità gemelle.
L’arte deve generare conseguenze: è partendo da questo presupposto che il lavoro di Chiara Gambirasio prende vita, e il rapporto con il pubblico, dove l’opera permanente acquisisce un valore d’uso, è la rappresentazione di una forza oggettiva. Una forza che solo l’arte pubblica può avere.

Chiara Gambirasio, Sedimento, 2021, opera pubblica a Spilamberto (MO), foto di Chiara Gambirasio

Un primo esempio Chiara ce l’ha dato con un’altra opera pubblica, a Spilamberto in provincia di Modena, con l’opera SEDIMENTO, in occasione del progetto “prospettive” nel 2021, quando ha affrontato il problema della partecipazione delle persone al processo artistico, rimodulando la finalità dell’opera ad “oggetto per la comunità”. Un qualcosa che oltre ad avere un valore simbolico ed estetico restituisce una finalità oggettiva a tutti coloro che vi passano accanto.
Oggi Terre D’istanti regala alla comunità di Mapello un microambiente abitabile e fruibile, non solo con un’azione puramente urbanistica, ovvero ri-posando due aceri campestri ai due lati dell’opera – che crescendo con essa restituiranno ombra e riparo – ma anche attraverso l’inserimento volontario di insenature e spigoli creati per fare in modo che chiunque vi si possa sedere.
Un’azione di archeologia volontaria, perché ricreando quel processo di sedimentazione millenario si riscopre un monumento che vive della vita di chi lo abita, a partire dalla danza inaugurale con cui Pauline Giacobazzi, danzatrice e danzaterapeuta, ha incantato la cittadinanza presente.

Pauline Giacobazzi durante la performance per l’inaugurazione di Terre D’Istanti di Chiara Gambirasio, still video tratto dal film di Tomaso Pirotta

Terre D’Istanti ricrea un processo di sedimentazione delle rocce per tentare una nuova nascita, un nuovo inizio, un percorso universale che segue leggi al di fuori di noi. Qui, ora si posiziona un nucleo fermo che si prende carico delle memorie e le proietta verso il futuro. Da qui in poi inizia un nuovo capitolo, un rinnovo di gemellaggio.

In copertina: Chiara Gambirasio, Terre D’Istanti, 2023, Opera pubblica permanente in piazza Sebach a Mapello (BG), particolare.

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