La fine del mondo tra passione e pesticidi

In Cinema

“The Fighters” del francese Thomas Quilley è un’originale commedia giovanile con tocchi dark; dei protagonisti Adele Haenel e Kévin Azais risentirete parlare

Astenersi pacifisti spinti. Da principio. Nel senso che The Fighters – Addestramento di vita, del 34enne francese Thomas Cailley, esordiente qui nel lungometraggio, e subito selezionato per la Quinzaine di Cannes, 2014, dopo un breve passato tra documentari e corti, racconta di due vent’enni che con un certo entusiasmo si iscrivono a un corso di sopravvivenza dell’esercito. E lo fanno, come suggerisce il sottotitolo italiano, per una volta azzeccato, per capirci di più delle loro esistenze.

Lei, figlia viziatella di una ricca famiglia, con bella casa, piscina, etc etc, è così ossessionata dall’imminente fine apocalittica del mondo da diventare del tutto impermeabile al suo e ad altri ipotetici ambienti. Insomma, una sorta di asociale tutta fisico ed energia ma senza slanci sentimentali. Lui, all’opposto, è un falegname sempre alle prese con la precaria quadratura del bilancio, soprattutto dopo la morte del padre titolare della piccola impresa familiare: lavora col fratello nella ditta che hanno ereditato, ma in modo così svogliato, e spesso maldestro, da irritare clienti e parente-padroncino.

Insomma è chiaro che ad entrambi va stretta la vita nella piccola cittadina sul mare dove gran parte del film si svolge. Ma se per lei uno sbocco militare sembra quasi logico, naturale, per un certo senso di innata disciplina unita allo spirito di avventura che nemmeno il terrore sul futuro catastrofico dell’umanità riesce a scalfire, per lui la scelta è gregaria, passionale si può dire. Di Madeleine si capisce che s’innamora fin dall’inizio, da quando a bordo della sua piscina tenta con goffaggine di montare una tettoia. E lei, chiusa nel suo mondo quasi paranoico di combattente per la sua stessa sopravvivenza, ci metterà molto, nella comodità casalinga e poi nel duro training al campo, per capire dove il destino (e il film) vuole condurla.

The Fighters (Combattants in originale) ha la freschezza e l’originalità di un film sui giovani fatto da giovani. Ma i due protagonisti esordienti non lo sono, e si vede: Adele Haenel ha passato i 30 anni, recita da quando ne aveva 13, e può vantare una César lo scorso anno per Suzanne di Katell Quillevere, mentre l’assai più giovane Kévin Azais ha anche lui già qualche pellicola alle spalle e il César l’ha vinto per questo film, come del resto, di nuovo, anche Adele.

Il tono, lo stile del film sono compositi: parte come una pittura d’ambiente giovanile, diventa commedia sentimentale un po’ folle, attraversa il “periodo militare” con molte annotazioni ironiche, quando non decisamente negative, sulla vita in divisa (pacifisti riammessi) e chiude su un’imprevedibile e riuscito finale, che in qualche modo catastrofico lo è davvero, tanto da mettere in pericolo la vita dei due ragazzi. Ma non per qualche tentata impresa bellica. Anzi. Fuggiti dal campo di addestramento per esaurita pazienza, finiti finalmente uno nelle braccia dell’altra sulle rive di un ruscello bucolico, i due rischiano la pelle perché una nube tossica, di non chiara origine, avvolge di colpo l’intera zona.

Campagna e cittadine d’Acquitania rischiano di soffocare per colpa di pesticidi irrorati fuori misura, o forse c’è anche qualche altro, più misterioso agente industriale che si è sprigionato. Perché l’Apocalisse, che noi stessi stiamo organizzando a nostro danno, tra armi, chimica e altro, è un rischio che davvero incombe sulle nostre teste. E non è una metafora, almeno in The Fighters.

The Fighters – Addestramento di vita di Thomas Cailley con Adele Haenel, Kévin Azais, Antonina Laurent, Brigitte Rouan, William Lebghil

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