Tra atmosfere thriller, suggestioni rock e testi surreali, Everything You’ve Come to Expect, il nuovo CD della band inglese, strizza l’occhio a David Lynch. In cerca dell’effetto sorpresa
Per trasformare un semplice side-project in una band di culto ci vogliono due grandi amici che, manco a farlo apposta, sono anche due dei cantautori inglesi più acclamati degli ultimi anni.
Alex Turner (Arctic Monkeys) e Miles Kane (Rascals, solista) formano i The Last Shadow Puppets come fuga creativa, per esplorare direzioni musicali ben diverse da quelle indie-rock delle loro formazioni originali. Uniti dall’amore per Scott Walker e per il cantautorato anni sessanta, nel 2008 pubblicano The Age of the Understatement, album che sintetizza il crooning con l’indie dando enorme risalto alla grande sintonia e al talento da raconteurs della vita contemporanea dei due. L’album diventa subito di culto sia tra i fan che tra la critica.
Forse proprio per questo hanno lasciato passare otto anni per pubblicare un seguito. Il titolo dell’attesissimo secondo disco, Everything You’ve Come to Expect, è un paradosso per almeno due motivi. Per prima cosa, l’album si distacca abbastanza fortemente dal precedente: se gli arrangiamenti orchestrali – con l’aiuto del mastro violinista indie Owen Pallet – sono mantenuti, il disco prende spesso e volentieri le distanze dalle sonorità pop anni sessanta per spostarsi in territori più grezzi, più anni ’70, e più misteriosi. E proprio il mistero, la sorpresa, l’inquietudine, fanno da padroni nelle atmosfere del disco, con un gusto quasi alla David Lynch per l’insinuare nelle armonie un senso di inquietudine – anche tematicamente, la sorpresa e la sovversione delle aspettative, il paradosso e la contraddizione, sono onnipresenti. Sembra infatti che il disco celebri l’unexpected, la sorpresa e la contraddizione, più che l’expected.
Aviation è nella posizione giusta per fare da tramite tra il primo e il secondo disco: immersa in archi tesi e melodici allo stesso tempo, la canzone si districa fra il pop cantautorale di … Understatement e il suono più duro e misterioso di questo disco. Dracula Teeth comincia a guardare a un’estetica dell’inquietante, in un pezzo che avvicina amore al terrore: in una serie di immagini a metà tra le donne-vampiro della Scapigliatura e i bambini che camminano sul soffitto di Trainspotting, la canzone ammalia e disturba lasciando gli archi come sottofondo puntuale e cinematico.
La title-track è forse il momento più sperimentale del disco, un pezzo che fa pensare allo stesso tempo ai Jennifer Gentle e ai Queens of the Stone Age, tra echi erotici e fiabeschi. The Element of Surprise bilancia invece una chitarra ritmica estremamente catchy e un’atmosfera tra il desiderio e l’incubo. Bad Habits è sicuramente il pezzo più pensato per la fruizione orecchiabile del singolo, e allo stesso tempo quello dalle sonorità più dure e oscure, con archi taglienti e ritmo serrato.
Sweet Dreams, TN è uno dei momenti migliori dell’album per la sua semplicità compositiva e la complessità narrativa, in classico stile Turner, piena di romanticismo secco e autoironico, reso ancor più autentico dalla semplicità dell’arrangiamento. In Pattern il testo si districa in una metaforica descrizione dell’insonnia per amore, tra archi barocchi, in cui la mezzanotte si personifica e diventa tentatrice e traditrice. Questa sezione surreale del disco continua fino alla fine, con The Dream Synopsis e The Bourne Identity entrambe intese come un’esplorazione dell’immaginazione subconscia, e sia nel testo che nell’arrangiamento si sentono una sospensione onirica che ricerca le “inseparabili e opposte immagini” del sogno.
Tra atmosfere thriller, contraddizioni, suggestioni rock e testi surreali, i Last Shadow Puppets rimangono una realtà unica nel panorama indie. Con questo secondo disco, più cinematico e multi-sfaccettato del primo, Turner e Kane espandono la loro visione per arrivare a un rock che si aspetta anche l’inaspettato.
Last Shadow Puppets Everything You’ve Come to Expect (Domino Recordings Company)