Il primo blockbuster diretto da Mia DaCosta, pur nella sua estrema semplicità, è una favolona per famiglie, un divertissement efficace anche se privo di una scrittura plausibile e di convincenti caratterizzazioni. In primo piano un’astronauta afroamericana, un’adolescente indiana e una bionda rapita dagli alieni, in omaggio al potere femminile come da contemporaneo politically correct hollywoodiano. Nel cast l’usato sicuro Samuel L.Jackson e l’attore/cantante coreano Park Seo Joon
Ci sono un’astronauta afroamericana, un’adolescente indiana e una bionda rapita dagli alieni: sembra l’inizio di una barzelletta o, nel caso di The Marvels, più verosimilmente l’introduzione alla cronaca di un disastro preannunciato. La puzza di bruciato si sentiva da galassie di distanza, a cominciare dai soli 105 minuti di durata che, in un’epoca di kolossal spaziali dal minutaggio monumentale, facevano già presagire quanto poco la stessa divisione cinema della Marvel fosse pronta a investire sul progetto. A completare l’opera, la scelta dell’ennesimo regista più o meno esordiente (in questo caso Nia DaCosta, al suo terzo lungometraggio e primo blockbuster) e l’improbabile messa in piedi di un supergruppo davvero poco super, tra protagonisti di serie per teenager, comprimari appena abbozzati prelevati da altre saghe e supereroine dall’antipatia congenita come potere principale.
Eppure, nonostante tutto questo, The Marvels è un divertissement efficace, pur nella sua estrema semplicità, oltre che difficile da catalogare nel gioco di generi e rimandi che ha contraddistinto le ultime produzioni (soprattutto serie tv) della Casa delle Idee. Pesca un po’ dai Guardiani della Galassia, soprattutto nell’ambientazione da space opera, ma senza mai spingere né sull’acceleratore della spettacolarità visiva, né tantomeno su quello dell’umorismo demenziale. Quel che invece c’è a palate è il consueto messaggio di empowerment femminile multietnico che, a quanto pare, alla Marvel credono di non avere ancora ribadito a sufficienza. Non che ci sia nulla di male, per carità: come dimostrato dal recente successo mediatico e di pubblico di un’altra supereroina, la Barbie di Greta Gerwig, c’è evidentemente ancora un gran bisogno di affrontare l’argomento a tutti i livelli, e questo è il livello base. Modelli eroici al femminile per bambine e ragazze di ogni provenienza ed età, mentre gli unici personaggi maschili degni di nota sono l’usato garantito di un Samuel L. Jackson/Nick Fury sempre più macchietta, e il principe azzurro di un delirante pianeta musical, interpretato dalla stella del cinema e del k-pop coreano Park Seo Joon, ormai abituale tributo allo stardom asiatico per non scontentare il mercato orientale.
Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto, dunque, in quella che è a conti fatti una favolona per famiglie da manuale Cencelli, col solito cattivo (pardon, cattiva, la anglo-ugandese Zawe Ashton) distruggi-mondi, il finale accontenta-tutti e una o più lezioni da imparare, come nei cartoni animati del pomeriggio di una volta. Una volta accettato questo, il film scorre via veloce e senza intoppi, inciampando giusto in pochi spiegoni fantascientifici talmente strampalati da poter essere tranquillamente ignorati senza che la trama abbia a risentirne. Anzi, la complessità che, pur nella sfera del cinema d’intrattenimento, aveva caratterizzato le fasi precedenti del Marvel Cinematic Universe fino alla conclusione delle Infinity Wars, o serie tv come le ottime Wandavision e Loki, resta ancora una volta lontana anni luce, nel bene e nel male. In particolare, sui nuovi prodotti Marvel per il grande e piccolo schermo continua a gravare la maledizione dei personaggi, secondo la quale, dopo l’abbandono del primo, indimenticato cast storico, pare tutt’ora impossibile trovare rimpiazzi all’altezza.
E non è soltanto una questione di recitazione: le tre protagoniste di The Marvels, Brie Larson, Teyonah Parris e soprattutto la giovane Iman Vellani, tornano a vestire i panni dei rispettivi personaggi con convinzione e impegno, ma senza il supporto di una scrittura plausibile o di una caratterizzazione convincente. Se a questo si aggiunge l’ennesimo tassello a una wokeness cinematografica sacrosanta negli intenti quanto superficiale e stra-sentita nella forma, diventa davvero difficile, se non impossibile, riuscire a sfatare i disastrosi pronostici di incasso paventati fin qua dalla stampa specializzata. Eppure, per i fan dell’universo cinecomic di Stan Lee e soci, una luce alla fine del tunnel in fondo c’è: la tradizionale scena post-credit farà saltare sulla poltroncina più di un appassionato, accendendo nuove speranze e giustificando (quasi) il prezzo del biglietto.
The Marvels di Nia DaCosta, con Brie Larson, Teyonah Parris, Iman Vellani, Zawe Ashton, Park Seo Joon, Samuel L. Jackson