“They” è l’ottimo debutto della 28enne regista iraniana Anahita Ghazvinizadeh, passato felicemente ai festival di Cannes e Torino, il ritratto introspettivo di un ragazzo quattordicenne che si trova a dover decidere se vuole vivere una vita adulta come maschio o femmina. L’intelligente stile registico, che tende a sbiadire l’inquadratura e nascondere i volti, sembra voler celebrare un senso palpabile di incompletezza: non siamo però all’interno di un’angosciosa ricerca d’identità, al contrario il film vuole affermare una convinta rivendicazione dell’essenza umana al di là della sua forma visibile
Ha debuttato lo scorso anno a Cannes, in una proiezione speciale, ed è passato poi con successo al Torino Film Festival questo racconto su un transgender che si fa chiamare J e chiede gli si rivolga non con il lei o il lui, ma con il loro, They che è poi il titolo del film. Eppure questo primo lungometraggio della regista iraniana Anahita Ghazvinizadeh, 28 anni, già passata giovanissima sulla Croisette nel 2013 quando era stata premiata per il cortometraggio Needle, non si concentra solo su J, ma più in generale su persone oscillanti tra mondi, culture e appartenenze diverse.
They racconta la complicata situazione di un ragazzo di quattordici anni (Rhys Fehrenbacher, notevole per la naturalezza della sua performance), che sta assumendo bloccanti ormonali per ritardare l’inizio della pubertà, ma ora si trova nella situazione di dover decidere se vivere una vita adulta come un maschio o una femmina. Ogni giorno che passa il protagonista si avvicina e si allontana da una definizione netta della sua identità sessuale, in una dimensione intimamente “apolide” che spiega in qualche modo il significato del titolo. In realtà, nei ritmi morbidi e allentati del racconto, J non appare mai al centro di un vero e proprio travaglio: vive la propria condizione cercando se stesso, ma con quieta serenità, confrontandosi col mondo circostante, coltivando i propri interessi con pacato amore per le cose, come il gatto o le piante.
Intorno a lui si muove un universo a sua volta marcato da altre forme di diversità: sua sorella Lauren (Nicole Coffineau) ha un simpatico fidanzato iraniano (Koohyar Hosseini) che si occupa di fotografia, e con loro J passa qualche giorno, facendo visita anche alla famiglia di lui. È un’ulteriore occasione di confronto con altre forme d’identità, individuale e collettiva, in cui il protagonista sembra sperimentare anche la piacevolezza dello stare insieme, un momento in cui l’uomo può riconoscersi in altri, lo si vede bene nella lunga sequenza della danza.
La pellicola si presenta nel suo complesso come un quadro sull’incertezza e sulla difficoltà di compiere le proprie scelte in un territorio in cui il senso di appartenenza sembra essere costantemente cercato ma mai trovato. Ecco perché J in qualche modo incarna il senso più profondo di questo continuo allontanarsi dai limiti e dai confini identitari, questa percezione fluida della propria identità come chiave di lettura per tutte le piccole e grandi incertezze che ci dilaniano. Quel che sembra animare They è una convinta rivendicazione dell’essenza umana al di là della sua forma visibile.
Con un ottimo inizio, nel quale si entra subito, e profondamente, in contatto coi dubbi interiori del ragazzo protagonista, il film dipana dal principio i suoi concetti chiave, tradotti con intelligente percezione in un linguaggio cinematografico che tende a sbiadire l’inquadratura, nascondere i volti e impostare un senso palpabile di incompletezza, conducendo sensibilmente un senso alienante di indefinita ambiguità. Ma dal suo dubbioso intento di scoprire chi possiamo o sentiamo di essere, la pellicola cambia poi il centro del racconto per deragliare su rappresentazioni della storia come scollegate dalla sua anima primaria, lasciando così che il film si perda in una confusione narrativa immotivata, del tutto in contrasto con l’uniforme e impeccabile stile registico.
They congeda il protagonista J più o meno al punto in cui l’abbiamo conosciuto: lo lasciamo al termine di una piccola e gradevole commedia, davanti alla più completa libertà, anche quella di non scegliere mai. La non-necessità di definizione di genere è il messaggio che, ben lontano da qualsiasi didascalismo, risiede in questa profonda opera prima.
They, di Anahita Ghazvinizadeh, con Rhys Fehrenbacher, Koohyar Hosseini, Nicole Coffineau, Norma Moruzzi, Diana Torres, Evan Gray, Drew Sheil, Leyla Mofleh, Mohammad Aghebati, Almai Sinai