La compagnia dell’attore americano nella settimana milanese del “Sogno” scespiriano ha visitato i detenuti teatranti del carcere, il laboratorio atelier dei Colla, ha visto Arlecchino
Già al cancello del carcere Tim Robbins e gli attori della sua Actors’ Gang dimostrano grande disponibilità accettando di farsi fotografare con chi li riconosce e scherzare con chi li attende sulla porta. È cominciata così la giornata che l’attore americano e la compagnia che ha fondato più di trent’anni fa, hanno voluto trascorrere a Bollate per confrontarsi con chi, come loro, lavora nel sistema carcerario. Con molta generosità si sono tutti messi in gioco provando con gli attori-detenuti della compagnia teatrale In-Stabile diretta da Michelina Capato Sartore. E non hanno esitato a seguire il training dedicato all’ascolto degli altri e alla formazione del gruppo, probabilmente molto diverso dal loro modo di lavorare.
La Compagnia Actors’ Gang da 8 anni lavora negli istituti carcerari californiani e oltre a presentare spettacoli in giro per il mondo dedica molto tempo a progetti di riabilitazione attraverso il teatro. «In carcere cadono barriere razziali e di appartenenza e dunque si cambia», sostiene Tim Robbins mentre percorriamo i lunghi corridoi della casa di reclusione alle porte di Milano – «Lavorare sul personaggio crea una zona franca per attivare emozioni. Richiede una profonda onestà nel lavoro. È necessario guardarsi negli occhi… Si creano legami intensi e amicizie profonde». La compagnia lavora stabilmente in 5 carceri in California e quando è in tournée non esita a visitare gli istituti penitenziari dei paesi dove presentano i loro spettacoli.
A Milano al CRT Teatro dell’Arte hanno presentato dal 22 al 24 giugno A Midsummer Night’s Dream, spettacolo che ha debuttato al Festival dei due Mondi di Spoleto lo scorso anno e che da allora ha girato mezzo mondo, dal Brasile alla Francia, dagli Stati Uniti alla Spagna.
«Questo tra i testi di Shakespeare è uno dei miei preferiti” – dichiara il premio Oscar (per Mystic River di Clint Eastwood) – «ci sono così tanti strati di verità, falsità, sogno realtà, magia e inganno. Nello spettacolo Titania, la regina delle fate, dichiara che il mondo è in disordine, travolto da inondazioni, glaciazioni e malattie. Con l’estate in inverno e l’inverno d’estate. Tutte queste catastrofi avvengono perché stiamo combattendo e non riusciamo a danzare insieme. Vogliamo cambiare il mondo e non riusciamo a cambiare noi stessi».
Essere nel paese della Commedia dell’Arte emoziona tutta la Actors’ Gang, che proprio da lì è partita nel 1981. La compagnia ha da subito evitato il realismo americano per cercare riferimenti nel teatro europeo. Quando nel 1984 è arrivato a Los Angeles il Théâtre du Soleil ha trovato nel gruppo francese fondato da Ariane Mnouchkine un punto di riferimento per la loro ricerca che gli ha permesso di mettere a punto un metodo di lavoro che loro chiamano The Style. Consiste in un approccio molto fisico al teatro per poi indagarne il senso e i meccanismi più profondi.
A Milano Cynthia Ettinger, co-direttore artistico di Actors’ Gang, e la compagnia hanno curato un seminario a cui hanno partecipato una quarantina di giovani attori italiani di diverse età e formazione per condividere il loro modo di lavorare con altri professionisti.
Con altrettanta passione e interesse, ma anche umiltà e commozione Tim Robbins ha chiesto di visitare l’Atelier Carlo Colla e Figli e discutere con Eugenio Monti Colla di copioni e manoscritti, conoscere i segreti delle marionette, provare a muoverle e intrufolarsi tra le quinte della baracca. Ha assistito alla prova generale di Turandot, ultima produzione della compagnia marionettistica e naturalmente, non poteva mancare all’Arlecchino, servitore di due padroni in scena al Piccolo Teatro.
Sta scrivendo un nuovo spettacolo e non si è lasciato sfuggire l’opportunità di confrontarsi con chi ha molte, molte storie da raccontare.