Il comico, per la prima volta anche regista, appare qui come un imprenditore italiano che fugge in Africa per rifarsi una vita. Si ritroverà a percorrere il tragitto inverso, come tanti uomini e donne in fuga dai loro paesi. Naturalmente il tutto è in salsa ironica, e con un cast decisamente in forma
Luca Medici, in arte Checco Zalone, torna al cinema a inizio anno col suo Tolo Tolo; suo perché questa è la prima pellicola di cui l’artista cura anche la regia, dopo una proficua collaborazione col precedente regista Gennaro Nunziante (Cado dalle nubi, Che bella giornata, Sole a catinelle e il super successo di botteghino Quo Vado?). Un inizio d’anno col botto per Checco, che questa volta intrattiene il pubblico in un film che racconta l’esperienza di un giovane imprenditore fallito che fugge dall’Italia e si rifugia in Africa, dove trova lavoro come cameriere in un villaggio turistico di lusso. La guerra e l’instabilità politica del paese in cui si trova, però, lo costringono a ritornare in Italia compiendo “il grande viaggio”, la tratta dei migranti verso una nuova possibilità in Europa.
Zalone agisce d’astuzia: primo, facendo uscire la pellicola a inizio anno e non nel periodo natalizio (forse per non accavallarsi con il film del duo comico Ficarra e Picone, Il primo Natale, già nelle sale), secondo scegliendo di non mandare in onda un trailer, bensì il video di una canzone da lui scritta il cui protagonista è un “povero italiano” alle prese con un “immigrato ben integrato”. Il regista si prende così gioco del suo pubblico che, una volta in sala, scopre che la storia è tutta al contrario.
Sono passati tre anni dall’uscita e dallo straordinario successo di Quo Vado?, anni in cui Zalone ha potuto raccogliere tanto ma tanto materiale sull’Italia, l’Europa e l’eterna questione dell’immigrazione, tallone d’Achille per la nostra generazione che deve affrontare, lo voglia o meno, la globalizzazione e tutto ciò che questa comporta. Ma il regista è lungi dal criticare o prendere una posizione definita: butta nel calderone ogni possibile aspetto dell’Italia di oggi e della situazione che tutti gli europei devono affrontare con i fratelli africani che cercano nel vecchio continente la possibilità di una vita migliore.
Come sempre nei suoi film, Checco saggiamente mostra diversi punti di vista, commentando col suo fare unico, ironico e intelligente, le varie situazioni che i protagonisti affrontano e in particolare quelle del suo personaggio, Checco pure lui, un “italiano medio” che ci rappresenta un po’ tutti, tra aspettative deluse per uno stato che di fatto manca, affetto e calore umano oltre ogni limite che da sempre caratterizzano il nostro popolo e qualche attacco di “fascismo” da cui nessuno è immune.
Il cambio di registro è evidente fin dalle prime riprese: Zalone opta per una regia che segue i personaggi da vicino e sceglie un ritmo di racconto che a volte rallenta un po’, ma che non cade mai nel monotono; questo grazie al tono umoristico che regala risate, e che si ritrova nelle canzoni ma anche e forse di più in tante battute che strappano un sorriso anche ai più borghesi. Il finale alla “Mary Poppins” è una scelta saggia che permette al regista di uscirne totalmente pulito, anche se la morale da Esopo non manca.
L’uscita della canzone Immigrato ha sollevato un polverone di critiche per il povero Zalone, quando in realtà si esce dal cinema con qualche battito in più in un cuore spesso affaticato. Merito molto delle locations (il film è stato girato tra Italia, Marocco, Malta e Kenya con un lavoro molto lungo per ogni luogo) e la scelta del cast: oltre allo stesso Zalone, recitano i francesi Manda Touré nel ruolo di Idjaba e Alexandre Lemaitre in quello di Alexis Michalik, giornalista francese radical chic; il piccolo Doudou è interpretato da un dolce e dotato Nassor Said Birya, mentre Oumar dal senegalese Souleymane Sylla. Una nota a parte per l’intramontabile Barbara Bouchet e Nichi Vendola, entrambi impegnati in apparizioni in cameo. Ogni personaggio vive un’evoluzione e una crescita, anche se lo sfondo comico è sempre prevalente, come dev’essere in una commedia all’italiana, specialmente se firmata dal capace Luca Medici, in arte Checco Zalone.
Tolo Tolo, di e con Checco Zalone, Manda Touré, Alexandre Lemaitre, Nassor Said Birya, Souleymane Sylla, Barb<ra Bouchet, Nichi Vendola