“Tomorrowland” del bi-Oscar Brad Bird affascina i ragazzi con la spettacolarità; ma può sedurre pure il pubblico adulto per l’immaginifica forza del racconto
Il bello del cinema è che a pensar male spesso ci si azzecca, ma a volte invece no. Il bello del cinema è che è strano. A volte ti aspetti una giostra, e ti ritrovi in una favola. A volte ti aspetti un altro Twilight, o Divergent, o Hunger Games, e ti ritrovi catapultato in un’avventura anni ’80, di quelle modello Lucasfilm dei tempi belli, ma con gli effetti speciali del terzo millennio.
Tomorrowland – Il Mondo di Domani, il nuovo gioiellino Disney scritto e diretto da Brad Bird (già premio Oscar per Gli Incredibili e Ratatouille) è il film che ogni trentenne, cresciuto e invecchiato per forza o inerzia, dovrebbe vedere, e rivedere. Emozionandosi, commuovendosi e sorprendendosi senza vergognarsene, e ricordandosi di quando ogni film faceva quell’effetto.
Bird, un promettente esordio con il sottovalutato lungometraggio animato Il Gigante di Ferro, è di scuola Pixar, e si vede: come già ne Gli Incredibili, la sua è una fantascienza dalla colonna sonora sinfonica e dal design squisitamente anni ’50, che gioca con i classici (alzi la mano chi ricorda Rocketeer e il suo jetpack) e cita abbondantemente ogni universo nerd e l’iconografia americana più tradizionale, quella fatta di milkshakes e zucchero filato, spillette e figurine, parchi divertimento e sogni di un futuro migliore.
Capita allora che la brillante e irrequieta adolescente Casey Newton (Britt Robertson, al suo esordio da protagonista in un blockbuster) si ritrovi a dover scappare da un manipolo di men in black in dolcevita e capello laccato, dopo esser stata reclutata da Athena (Raffey Cassidy), misteriosa bambina robot a caccia di talenti ribelli disposti a non arrendersi all’idea di un domani apocalittico. Al loro fianco, recupererà la fede nel genio umano anche il riluttante mentore Frank Walker (George Clooney), ex-bambino prodigio diventato misantropo, esiliato dal presidente dell’utopica città di Tomorrowland (Hugh Laurie post-Dottor House) per le sue scomode profezie.
Tomorrowland – Il Mondo di Domani è una giostra e non solo in senso figurato: promosso originariamente col titolo 1952, il film deve il suo nome proprio alla sezione dei parchi Disneyland dedicati alla fantascienza, e al progetto teorizzato dallo stesso Walt Disney di un’ideale città del futuro per scienziati, luminari e comunità modello. Ma a differenza del precedente, analogo esperimento della serie Pirati dei Caraibi (creata anch’essa per lanciare attrazioni a tema), stavolta è una giostra manovrata con destrezza, carattere e amore per le storie semplici e ben raccontate. E un’efficace lezione su quel che il progresso tecnologico e le esposizioni universali dovrebbero e potrebbero insegnare.
Un racconto che cattura sì la complicità del pubblico adulto con rimandi efficaci e una sceneggiatura non troppo banale, ma affascina pure lo spettatore più giovane con immagini spettacolari: la scena sulla Torre Eiffel, tramutata in rampa di lancio per astronavi alla Jules Verne o George Meliès nella notte di Parigi, basta a far perdonare gli inevitabili e ingarbugliati momenti di spiegazione pseudo-accademica; e resterà a lungo nella memoria di chi, ancora oggi, vede nella magia (pardon, nella scienza) del cinematografo uno strumento per sognatori.