Sono Angela Bassett e Laetitia Wright le ottime protagoniste del sequel, sempre firmato da Ryan Coogler, di “Black Panther”, intitolato “Wakanda Forever”. Costretti a cambiare il cast per la morte di Chadwick Boseman, protagonista del primo, fortunatissimo, titolo, produttori e sceneggiatori della Marvel hanno costruito un racconto forse un po’ più serioso ma potente nella forma e nei contenuti. Così il nuovo kolossal funziona soprattutto grazie al mix di vecchie nuove star, quasi tutte all’altezza
Habemus panther. Incredibile ma vero, dopo quattordici anni e trenta lungometraggi, i Marvel Studios riescono nuovamente a spezzare il maleficio che garantisce da sempre ottimi film di super-gruppo, ma imprigiona irrimediabilmente gli stessi personaggi (con rarissime eccezioni, come Capitan America o Spider-Man) in capitoli “stand alone” a dir poco mediocri. Ancora più sorprendente, però, è che questa volta la Casa delle Idee riesca a sfornare un prodotto monumentale sul piano visivo e narrativo assieme, proprio attorno a una delle sue creazioni meno riuscite, ovvero l’insipido Black Panther del compianto Chadwick Boseman.
Sì, perché, con buona pace del re e protettore dell’immaginaria ed evolutissima nazione africana, a dare la spinta decisiva al riuscitissimo sequel Black Panther: Wakanda Forever è, in un certo senso, proprio il vuoto lasciato dalla sua prematura scomparsa. Benché al timone ci sia sempre il giovane Ryan Coogler – trentasei anni e un curriculum da subito in prima linea nello stardom a stelle e strisce – rispetto al pur osannato (tre Oscar, e addirittura una nomination a miglior film) tripudio afro-kitsch del suo esordio Marvel, questo secondo episodio è davvero tutta un’altra storia. Innanzitutto perché, com’era prevedibile, l’improvviso cambio di rotta imposto dalla morte di Boseman a soli 43 anni ha imposto fin da subito uno stile spettacolare, sì, ma finalmente ripulito quasi del tutto da spiritosaggini e gag fuori luogo (qualcuno ha detto Thor: Love and Thunder?), restituendo in cambio un racconto più serioso, ma estremamente potente nella forma e nei contenuti.
Ma, paradossalmente, è soprattutto nel cast la vera grandezza di Wakanda Forever: la decisione di rinunciare al recast del suo protagonista designato diviene infatti l’occasione per accantonare forse definitivamente uno dei character meno riusciti dell’MCU per scrittura e interpretazione, dando spazio a personaggi di contorno vecchi e nuovi, più che pronti a ereditarne maschera e artigli. Se ad indossare i nuovi panni della Pantera Nera è la sorprendente Letitia Wright (come maldestramente spoilerato dal merchandising Lego ben prima che la cosa fosse ufficializzata dalla produzione), a far la parte della leonessa è una straordinaria Angela Bassett, regina dai toni quasi shakespeariani, fin troppo sacrificata la prima volta e qui ritornata finalmente all’antico vigore recitativo. A completare il cast dei “buoni”, tra le seconde linee riprendono i panni già indossati nomi di spicco come Lupita Nyong’o e Martin Freeman, seppure entrambi un po’ sottotono, e i ben più interessanti Winston Duke e Danai Gurira, rispettivamente nel ruolo del capo guerriero M’Baku e del capitano delle “dora milaje” (le carismatiche donne soldato a guardia della regina) Okoye.
Purtroppo, però, non è tutto vibranio quel che luccica. Se davvero bisogna trovare qualcosa che inciampi nelle quasi tre ore di scene, costumi e battaglie da kolossal, è in parte proprio nelle novità: mentre alle vecchie conoscenze (regista compreso) riesce l’insperato quanto salvifico cambio di rotta, le uniche due new entry, comprensibilmente annunciate in pompa magna, si dimostrano tutt’altro che all’altezza delle attese. L’Ironheart di Dominique Thorne, che sulla carta dovrebbe riempire il vuoto lasciato dal Tony Stark/Iron Man di Robert Downey Jr., è un’aggiunta quasi del tutto ininfluente una volta avviata la vicenda principale, così come convince solo a metà il tanto criticato Tenoch Huerta, Namor dal fisico non proprio statuario e dall’appeal di un pesce fuor d’acqua, più che re degli abissi marini.
A entrambi è comunque concesso il beneficio del dubbio riservato a chi, da quasi debuttante tra i professionisti, viene di colpo catapultato in una squadra di vertice, ma a cavallo tra vecchio e nuovo ciclo. Wakanda Forever è forse il primo, vero passo azzeccato dopo i flop di Shang Chi ed Eternals, e i deliri di Doctor Strange nel multiverso della follia (mai titolo fu più azzeccato) e dell’inguardabile Thor di Taika Waititi. In attesa di una nuova multisaga all’altezza dell’epica Infinity War che aveva chiuso la cosiddetta “fase tre” e sancito l’addio della prima infornata di personaggi storici dell’MCU, desta se non altro curiosità la mole di novità che, tra film e serie tv, il team creativo Marvel, capitanato dal megadirettore Kevin Feige, continua a gettare nella mischia senza un attimo di tregua. Ant-Man and the Wasp: Quantumania, che dovrebbe inaugurare il prossimo grande passo dell’universo cinecomic targato Stan Lee, è ormai già ai blocchi di partenza: non resta che aspettare, incrociare le dita e prepararsi al prossimo viaggio, purché nella giusta direzione.
Black Panther: Wakanda Forever di Ryan Coogler, con Letitia Wright, Angela Bassett, Lupita Nyong’o, Martin Freeman, Winston Duke, Danai Gurira, Dominique Thorne, Tenoch Huerta.