Oliviero Toscani e i suoi cinquant’anni di magnifici fallimenti

In Arte

Cinquant’anni di fotografie, tra provocazioni e una capacità innata di intercettare i nervi scoperti della società. Cinquant’anni di magnifici fallimenti, perchè “There’s no success like failure and failure’s no success at all”. Cinquant’anni di Oliviero Toscani alla Whitelight Art Gallery.

Alla Whitelight Art Gallery di Milano (situata all’interno dello Spazio Copernico), è stata inaugurata lo scorso 16 febbraio la nuova mostra di Oliviero Toscani.

Più di 50 anni di magnifici fallimenti: così già il titolo sembra presagire l’ulteriore l’ennesima provocazione che il celebre fotografo ha proposto al pubblico. Una mostra, curata da Nicolas Ballario, comprendente le oltre 400 fotografie sopravvissute alla ramazza della storia e che anzi la storia l’hanno fatta davvero, contribuendo indiscutibilmente alla formazione e definizione della moda italiana e della sua identità in relazione al mondo intero.

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Immagini che scandiscono le tappe di una lunga carriera di successi, da cui non si può prescindere se si vuole comprendere il meccanismo stesso della comunicazione globale degli ultimi 50 anni.

 

Immagini iconiche, dissacranti e disturbanti, ma si sà che per Toscani la creatività – dote tanto preziosa tutt’altro che banale proprio perché estranea alla maggior parte degli individui- deve necessariamente risultare sovversiva. Deve mettere paura perché, come si legge in apertura del catalogo, “infiltra nozioni preconcette e scuote certezze stabilite”.

Questa attitudine così spontanea e prepotente al tempo stesso gli ha permesso di imporsi nelle più prestigiose riviste del mondo, di collaborare con Ministeri (si pensi a quello dell’ambiente e quello della Salute) e addirittura di sancire e diventare fautore, grazie alle sue campagne, del successo di diversi brand; uno tra tutti Benetton.

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Il motivo di questa gloria? l’atteggiamento. Perché ogni campagna, ogni ricerca è stata viva “cartina tornasole” di problematiche sociali che hanno scandito le varie epoche passate. E per Toscani non si può sperare di comprendere i popoli trascendendo un approccio empatico verso i singoli individui. Non stupisce infatti che negli anni, abbiano trovato spazio temi definiti dai più borderline o addirittura sconvenienti quali l’Aids, l’anoressia ed il razzismo.

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Tutto è degno di essere fotografato a patto che ci permetta costantemente di inventare nuovi linguaggi per relazionarci con gli altri, con chi è al di fuori di noi. Non esistono pertanto persone brutte e anzi la fragilità di ogni singolo uomo è la sua più intima forza che ne determina l’unicità. E se mai ci accorgessimo davvero di essere tanto imperfetti e gracili da non essere affatto infallibili Toscani ci tranquillizza perché nella vita “i piccoli successi sono mediocri mentre solo i grandi fallimenti possono divenire epici!”

Ed è un atteggiamento esistenzialmente ben definito e codificato che il fotografo ci propone; una propensione alla continua ricerca di un confronto che possa essere in realtà un dialogo; un momento di riflessione che ci consenta di modificare noi stessi, di cambiare idea, oppure di ribadirla con ancor più convinzione e pertinenza. E proprio in virtù del fatto che siamo nati in una epoca, più di ogni altra, in cui si è titolati a vivere solo se perfetti, in una società in cui ogni fragilità sembra bandita è ancor più appropriato il titolo del catalogo e della mostra:  Più di 50 anni di magnifici fallimenti dove si preferisce al concetto (definitivo quanto assolutivo) di “successo” l’idea del fallimento; perché solo questo è l’unico vero momento in fieri, l’attimo in cui ci scontriamo vis-a-vis con i nostri limiti. Mancanze che possono essere colmate solo con un atteggiamento attivo e dinamico che non si accontenta mai di quello che ottiene.

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Una instabilità che alla lunga può sembrare alquanto stancante, ma Toscani ha deciso di abitare il mondo così. Da trasgressore nel vero senso latino del termine: colui che va “al di là” del limite consentito e che questo sia spaziale, culturale, etico e morale poco importa. Come da dimostrazione il suo ultimo ed imponente progetto Razza Umana in cui l’onnivoro fotografo cerca di catturare le anime ed i volti del maggior numero possibile di esseri umani proveniente da tutti i continenti. Così, Toscani, si fa milanese a Roma, catalano in Spagna, messicano negli Stati Uniti, cristiano in Nigeria ed arabo ovunque. Lo fa per provocare, per darci fastidio e per disorientarci nel cambiare continuamente punto di vista. Lo fa per ricordarci la bellezza della Razza Umana nella sua meravigliosa fallibilità.

 

 

Oliviero Toscani. Più di 50 anni di magnifici fallimenti, a cura di Nicolas Bellario, Whitelight Art Gallery, fino al 28 aprile.

Immagine di copertina:

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