Il classico di De Filippo riletto da Liliana Cavani, che abbiamo incontrato in esclusiva
Un omaggio a Eduardo De Filippo e all’amore per la città di Napoli. Con queste parole può essere sintetizzata la motivazione che ha spinto la regista Liliana Cavani ad accettare la proposta di mettere in scena Filumena Marturano , la sua prima regia di prosa. Spettacolo in tournée, pochi giorni fa in cartellone al Teatro Carcano di Milano.
<< Questo progetto nasce da un’idea di Gleijeses – dichiara la Cavani – Non potevo dire di no. Ho avuto modo di conoscere Eduardo, avevamo un agente in comune. Inoltre, mi piace la città di Napoli. Filumena Marturano è un classico. Ancora attuale>>. Eduardo scrisse il dramma in tre atti in dodici giorni, tra notti e albe, in pieno dopoguerra, dopo aver ascoltato le rimostranze della sorella Titina che alla lettura di Questi fantasmi si lamentò della preminenza a teatro dei ruoli maschili. La commedia ha per protagonista Filumena Marturano.
Una giovane donna che per sfuggire alla povertà si prostituisce in via San Liborio, nei quartieri spagnoli. In quel contesto incontra Domenico Soriano, proprietario di un’affermata pasticceria napoletana. Dopo notti passate come cliente, l’uomo decide di portare Filumena in casa sua come mantenuta. La donna, dopo anni di convivenza, si finge moribonda per farsi sposare da Domenico Soriano prima che convoli a nozze con la sua nuova giovane fidanzata. Scoperto l’inganno, Domenico afferma l’intenzione di volersi rivolgere ad un avvocato per far sciogliere il matrimonio. Filumena a quel punto rivela al “marito” di aver partorito tre figli, ma precisa che solo di uno di loro è il padre naturale. L’uomo lasciato da solo e libero, in preda ai dubbi, capisce il valore di Filumena e deciderà di sposarla, ma non verrà mai a sapere di chi sia padre perché “E figlie so’ ffiglie… E so’ tutte eguale”.
La vicenda è una storia teatrale neorealista. Parla di povertà, di dopoguerra, di vita vera vissuta anche dai fratelli De Filippo. Figli illegittimi di famiglia allargata. Uno scandalo per l’epoca. Nella regia della Cavani si avverte un profondo rispetto per il testo interpretato in maniera magistrale dai due protagonisti Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses. In scena pochi arredi, scelti in giro dai trovarobe e dalla scenografa Raimonda Gaetani.
A prevalere la semplicità della stanza di Filumena, della tavola ben apparecchiata e del colore blu del tessuto dei divani e delle poltrone del soggiorno di Domenico Soriano. Al centro del salotto, quasi come punto di fuga su cui finisce per cadere lo sguardo degli spettatori, il quadro con cavalli dipinti. A sottolineare la viziosità di Domenico che sperpera i suoi denari in donne e scommesse. Sul fondo, dai telai a guisa di grande vetrata, filtrano gli effetti di luce che scandiscono il susseguirsi del tempo insieme alle musiche originali di Teho Teardo. I movimenti di scena sono tutti a vista e non sono previsti primi e secondi tempi. Una precisa scelta stilistica.
<< Ho dato specifiche indicazioni perché non si faccia pausa – dice la regista – Si crea una sorta di chimica in sala. Se ci fosse un’interruzione, bisognerebbe concentrarsi di nuovo, riprendere dal punto in cui ci si era fermati, si romperebbe il fluire dell’emozione>>.
L’emozione di un rito, quello teatrale, dove il pubblico e gli attori condividono lo stesso spazio e lo stesso tempo chiamati a partecipare alla vicenda di una Filumena – D’Abbraccio che lotta come una belva ferita << e che porta il giovinastro Domenico –conclude la regista Liliana Cavani – un ricco viziato dalla vita facile a compiere un percorso di crescita e a diventare adulto>>. Un Domenico – Gleijeses elegante, raffinato, dagli sguardi ironici che non perde occasione di tentare di capire chi sia suo figlio, salvo rassegnarsi davanti ai ragazzi, ormai giovani uomini, che lo chiamano papà e alla forza di Filumena. Per tutto il cast applausi che durano minuti come accaduto fin dal debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto, nell’estate del 2016.
FOTO E VIDEO di proprietà del Teatro Carcano
Filumena Marturano, di Eduardo De Filippo, fino al 29 ottobre al Teatro Carcano