400 non sono pochi, per il caro William Shakespeare. Quattro secoli di rivoluzione teatrale che pende sulle nostre teste come una – benefica – spada di Damocle.
Celebrare il Bardo con tutti i crismi sembra il minimo, a voler essere onesti. Ci (ri)pensa, a un lustro dalla sua ideazione, il progetto Tournée da Bar: Milano, preparati e fatti bella, perché sul menu dei tuoi locali arrivano i versi di questo genio che, in un modo o nell’altro, ha radicalmente trasformato il modo di intendere una storia.
L’iniziativa, peraltro, appare molto divertente – e chi scrive si pente pure di non avervi mai preso parte, ma questa è un’altra faccenda. Tournée da Bar, che ha vinto il bando nazionale indetto da cheFare ed è promosso dall’associazione culturale ECATE, rimette i classici del teatro nelle traiettorie del grande pubblico alla ricerca di un momento di condivisione e, perché no, avvicinamento a opere che si danno per scontate, ma che non tutte le generazioni conoscono poi così tanto – ogni riferimento alle nuove generazioni è puramente voluto.
Quest’anno, proprio per festeggiare la gloriosa dipartita di mastro Shakespeare, 19 locali della città ospiteranno non uno, ma ben tre adattamenti scespiriani, lungo l’arco di una allegra mini-tournée che parte il 4 aprile e si conclude il 23 dello stesso mese, data scelta ad hoc: è quella della gloriosa dipartita del nostro maestro.
Da Lambrate alla Santeria, dal Doria di via Plinio all’Ostello Bello, a ingresso libero (fino a esaurimento posti) sarà possibile riscoprire capolavori incontestabili declinati sotto una luce per noi insolita.
Organizzata da Davide Lorenzo Palla con regia di Riccardo Mallus, la singolare iniziativa si confronta con tre baluardi del teatro inglese: Romeo e Giulietta, Otello e Amleto, quest’ultimo affrontato per la prima volta dal gruppo.
L’obiettivo dell’iniziativa è preciso: al netto dell’autoreferenza e della fastidiosa tendenza ad andare in scena solo per gli addetti ai lavori, qui l’interesse sta tutto nella condivisione, e nella partecipazione di chi guarda. È come se il teatro, in un certo senso, tornasse al cuore delle sue origini: tra grida, gioia, partigianeria.
Una promozione culturale senza patine, una rivendicazione dal sapore sentimentale che ficca le sue storie tra quelle degli avventori, come una circostanza che esplode, un tripudio di emozioni da vivere insieme. Come accadeva una volta, insomma, ma non si può più ammettere perché altrimenti ti chiamano nostalgico, oppure mummia. In questo senso, però, si plachino i cinici: l’iniziativa avrà la sua buona dose di attività social e amenità varie. Nel corso degli appuntamenti legati all’Amleto sarà attivato l’hashtag #HamletTw, e non mancheranno eventi collaterali come concerti, performance, conferenze su temi culturali, etc.
Tutto questo per stimolare il pubblico, e restituirgli il manico di un coltello che non sempre afferrano con adeguata forza. Insomma, un’operazione all’apparenza vintage, ma che in realtà cela – e non poi così tanto – un’esigenza reale. Quella di riportare il teatro laddove la sua forza ha avuto origine: tra il calore della gente che lo ama. Perché è vero che Shakespeare è stato filtrato in ogni modo possibile, ma non è detto che sia ancora abbastanza.