Tra le linee altimetriche di Arte Sella #2

In Arte

In attesa della nuova programmazione, prosegue il racconto dei nostri inviati Andrea Penzo e Cristina Fiore accompagnati dal piccolo Cosmo delle due giornate trascorse lo scorso ottobre in Trentino ad Arte Sella, luogo dove da più di trent’anni arte, musica, danza e altre espressioni della creatività umana si fondono dando vita ad un dialogo unico tra l’ingegno dell’uomo e il mondo naturale. Il loro racconto di quelle giornate, tra inaugurazioni di nuove opere, concerti e passeggiate, fa da premessa alla nuova stagione di incanto tra bellezza e armonia di arte e natura.

Per arrivare alle sculture di Davide Quayola attraversiamo la Cattedrale Vegetale di Mauri; vediamo Lo Stilo di Gianandrea Gazzola; ci accucciamo dentro il Rifugio di Anton Schaller; riflettiamo su quel nodo impossibile che è la Radice Comune di Henrique Oliveira; apriamo lo sguardo per contenere la monumentalità poetica di fonda.menti, i blocchi di tonalite che scompongono le parole “origine, mito e rito”, di Ivan. E’ proprio parlando con Giacomo Bianchi, attuale direttore di Arte Sella, che capiamo quanto sia importate per gli artisti e per tutto il team organizzativo lasciare che ognuno entri in questo territorio trascorrendoci del tempo. Molte le residenze che vengono proposte, afferenti a diversi linguaggi artistici. Lo sguardo dell’artista deve riuscire a raccontare in modo diverso l’ambiente, così come l’ambiente deve trovare dimora nel corpo stesso dell’autore. Non a caso il cuore di tutta la situazione ci sembra essere quella malga dal tavolo lungo attorno a cui accadono cose poetiche, incontri di sostanza, lo scorrere della vita di chi ha salito i tornanti per contribuire alla costruzione di un luogo abitato da propositi creativi, attenzione, sensibilità. Nella memoria cena e pranzo si mescolano in un unico fondale di fronte a cui si srotola la scena.

Giuliano Mauri, Cattedrale vegetale

E allora c’è Mauro Valli e il suo vino che sa di spezie, erba ed è di un rotondo spigoloso; le sue note si mescolano con quelle del violoncello, mentre Lucia Cortese a stomaco e diaframma pieni fa vibrare voce e bicchieri in un’improvvisata azione piena di gradita spavalderia. Mario Brunello siede al centro della lunga tavolata, lui ha suonato Bach per tutti noi insieme a Mauro poche ore prima, dandoci quelle chiavi che ce ne hanno permesso la comprensione. È lui il direttore della sezione musica di Arte Sella. Quello che capiamo poco a poco durante questi piacevoli e nutrienti pasti è che tutta la logica di questa realtà montana si basa su un’articolazione capillare in cui gli alti profili dei suoi responsabili diventano garanzia di qualità nelle scelte. Mangiamo carne salada e formaggio stagionato confrontandoci con Andrea, il tecnico dei teatri – chiama così le sue entità, le sue creature, dice che hanno bisogno di lui – e come hobby, per rilassarsi, piega sedie di legno con il vapore. Aspettiamo che le lasagne si freddino un po’ scambiando opinioni sull’educazione e facendoci raccontare del simposio imminente con Ugo Morelli, Responsabile Scientifico di Arte Sella Educational. Ci stupisce quanto l’informalità riesca a mescolarsi con la qualità e lo spessore dei commensali. Barbara Zoccatelli irradia entusiasmo per quello che fa, mentre Claudio Marenzi di Montura, uno dei principali sponsor delle attività organizzate, siede a suo agio in un contesto che evidentemente sente vicino al proprio sentire. Percepiamo le vibrazioni di quei territori liminali in cui la cifra del proprio isolamento diventa radice di coesione, formazione di identità, legante, motivo di resistenza.

Henrique Oliveira, Radice comune

Sui tornanti del ritorno riemergono le riflessioni con cui eravamo partiti. SEO, hashtag, parole chiave. Quello che abbiamo capito qui ancora più che altrove è questa necessità di trattare una situazione complessa, articolata e profonda con le tecniche e l’approccio dei romanzieri, per tentare di restituire almeno in parte un frammento di realtà che ha bisogno di quel corpo calloso della narrazione per emergere con dignità e aderenza. Personaggi, plot, focalizzazione, sequenze riflessive e dialogate, intreccio, soggetto, trama, vicenda, arco narrativo… è di questo che l’uomo vive ed è questo che comprende. Internet, e quindi il mercato; l’illusione della gratuità nel costante fornire dati per essere mappati e schedati; l’auto profilazione atta all’accoppiamento… tutto questo fa sì che logiche linneiane di stampo settecentesco si impossessino di emozioni, psiche e vita, facendo di noi, esseri umani, corpi definiti da organi che impediscono la libertà priva di scopo dell’inconscio, guidato da istinto e potenziale generativo di deleuziana memoria. Linneo crea un sistema, riduce a due i fattori descrittivi fondamentali di piante, animali e minerali creando una gerarchia tra i due tale da permetterne una perfetta e incontrovertibile catalogazione.

Anton Schaller, Rifugio

Prima accadeva, con gran disappunto del mondo scientifico, che fossero i catalogatori stessi a definire in modo arbitrario e spontaneo ogni pianta, ogni animale, ogni minerale che si fossero trovati davanti. Un passo importante verso la visione oggettiva delle cose, un errore fatale in favore della mappa che dimentica del tutto la concreta presenza di un territorio a cui riferirsi. Non è attraverso l’ampiamento di una catalogazione che ci si può definire inclusivi, è piuttosto l’aderenza all’irrazionale complessità cangiante e sorprendente della vita, che ci dovrebbe insegnare cosa è davvero da considerare un elemento significativo nell’accettazione o meno dell’altro. 

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