È uno straordinario archivio, diventerà un museo a Milano, fino alla fine di ottobre è un’originale mostra a Rimini. La raccolta di quaderni di scuola e diari di bambini e ragazzi di tutto il mondo – oltre 2500 documenti, 1500 dall’Italia e gli altri da 35 paesi – offre uno spaccato sociale da fine ‘700 ad oggi in cui la storia dei grandi e la quotidianità dei piccoli si incrociano
Una dodicenne giapponese racconta la sua vita nel 1944 sotto i bombardamenti degli alleati. Bambini milanesi annotano sui quaderni le giornate da sfollati, mentre un’adolescente francese descrive sul diario la fuga dai nazisti. Negli anni del boom una ragazzina parla di serate in famiglia davanti alla tv a guardare Lascia o raddoppia. La storia dell’ultimo secolo e mezzo, con qualche puntata anche in un passato più remoto, assume sfumature brillanti, contorni netti, angolature imprevedibili se riletta attraverso lo sguardo, i pensieri e le parole dei bambine e delle bambine di tutto il mondo, raccolti nell’Archivio dei quaderni di scuola. Un catalogo unico della memoria dell’infanzia, nato dall’intuizione di Thomas Pololi che da 20 anni ci si dedica con passione. In primavera un salto di qualità: l’archivio diventerà un museo aperto al pubblico in via Broletto 18 a Milano, anche se già ora il materiale è consultabile. Una parte della raccolta è esposta in questi giorni nella mostra allestita a Rimini fino al 29 ottobre dal titolo Piccolo Secolo, il 900 nelle testimonianze dei bambini e delle bambine del passato, evidente parafrasi del famoso libro sul Novecento di Eric Hobsbawm Il secolo breve.
Dai ragazzini che parlano di sesso nei Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini ai temi ‘sgarruppati’ degli allievi del maestro elementare napoletano Marcello d’Orta in Io speriamo che me la cavo, le voci dei bambini sono da sempre una miniera inesauribile di suggestioni. Nel caso dell’archivio storico l’operazione culturale è raccogliere il materiale grezzo per metterlo a disposizione dei ricercatori, insegnanti e bambini di oggi ed estrarne una specie di catalogo della mentalità infantile.
«Tutto è nato un po’ per caso nel 2004, avevo 22 anni, quando per un’iniziativa di letture ho ripreso in mano i miei vecchi quaderni – racconta Pololi- Da lì ho pensato che sarebbe stato bello raccogliere documentazione sulla scrittura dell’infanzia, quindi quaderni, diari, lettere, temi. Abbiamo cominciato con il passaparola e il materiale è arrivato». Vent’anni dopo l’archivio, che nel 2019 è stato riconosciuto anche dalla Sovrintendenza Archivistica, cataloga oltre 2500 documenti, 1500 dall’Italia e gli altri da 35 paesi. Il più antico è un quaderno di esercizi di un bambino inglese del 1773. Tra gli italiani, un quaderno del 1859 di un ragazzino ospitato in un convitto di Monza, donato dal nipote ora 90enne. Il più recente è del 2012 ed è un quaderno di scuola di un bambino ghanese, sulla cui copertina campeggia un ritratto della famiglia Obama. Nel mezzo secoli di memorie di ragazzini tra i 6 e i 14 anni, attraverso mezzi e linguaggi che cambiano: «All’inizio erano soprattutto lettere e diari, poi negli anni 20 sono arrivati i primi temi» spiega Pololi.
Anche la lingua muta, naturalmente. Scorrendo la pagina Facebook dell’archivio, che pubblica stralci e foto di diari, abbondano commenti stupefatti per la bella calligrafia e la proprietà di linguaggio degli alunni del passato, palpabile la frustrazione degli insegnanti di oggi che combattono a mani nude nella società della distrazione. «C’è anche un dato di classe: i reperti più antichi sono di solito di famiglie di classi agiate, che avevano lo spazio e la cura di conservare anche i quaderni delle elementari» spiega Pololi. Non lo preoccupa che l’archivio, con il prevalere del digitale e della cosiddetta dittatura delle immagini, possa prima o poi doversi limitare a conservare un passato di carta non più aggiornabile: «È ancora ampiamente riconosciuto da tutti che la scrittura manuale sia molto importante per i collegamenti tra corpo, cervello e memoria nell’apprendimento. In ogni caso noi siamo pronti ad acquisire anche altri supporti, come videodiari e podcast che ci consentano di continuare a documentare anche nel futuro le testimonianze dell’infanzia».
Dopo gli esordi in solitaria, a gestire l’archivio dal 2014 è l’associazione Quaderni aperti che organizza laboratori nelle scuole e nel territorio e mostre a tema, come quella sul racconto della guerra nei diari dei bambini. Interessante è anche vedere come in tutto il mondo sulle copertine dei quaderni sia passata tanta propaganda, da Mussolini che celebra l’accordo di Monaco del 1938 ai quaderni cinesi che inneggiano al lavoratore comunista. Molti i volontari che affiancano il lavoro dell’associazione, soprattutto per quanto riguarda la traduzione del materiale in altre lingue. A novembre uscirà anche un libro edito dalla cartiera Arbos intitolato Il prossimo anno faremo le vacanze di Natale sulla luna, dedicato al tema del Natale come compare nei quaderni e nei temi dei bambini, i cui proventi andranno a sostenere il museo.
È possibile immergersi nel mondo e nei pensieri di questi piccoli alieni che ci guardano dal basso anche attraverso il sito e le pagine Instagram e Facebook. E imbattersi in alcune perle. Come questa descrizione di un processo di integrazione nel tema di un bambino milanese di quinta elementare nel 1958: «Quest’anno sono arrivati dei compagni nuovi; il più simpatico è Tarallo. È giunto dalla assetata Puglia. A scuola è molto diligente e volenteroso, purtroppo al suo paese il dialetto è diverso e adesso fa dei piccoli errori di ortografia, ma se sta attento al Sig. Maestro verrà alla pari con noi. In famiglia sono in sette, cinque fratelli il babbo e la mamma: il babbo non guadagna molto, quindi è una famiglia un po’ povera. In casa sua si consuma mezzo litro di latte, in tutto, e un panino e per desinare la minestra cosi per la cena, eccetto rare volte che mangiano anche la pietanza. I suoi compagni di scuola credo che li riconosca come altri fratelli; sino ad ora non aveva i libri di testo così il Sig. Maestro ha avuto la bella idea raccogliere dai nostri risparmi la somma per comprargli i libri. Ha gli occhi castani i capelli del medesimo colore, è abbastanza alto ed ha la faccia da intelligente. Quando svolgiamo dei temi e risolviamo dei problemi viene un po’ aiutato, e si capisce, perché al suo paese non spiegavano tanto bene». O questo frammento di storia che irrompe nel diario di una bambina di seconda elementare di Milano in vacanza sul lago di Como, 31 luglio 1900: «Ieri la mamma mi disse che hanno ammazzato il re. Non volevo credere ai miei orecchi, e dovetti proprio convincermi che vi è della gente cattiva che ricambia male per bene».