Vent’anni dopo quel film iconico e generazionale, Danny Boyle riunisce di nuovo i suo quattro moschettieri (Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller, Ewen Bremner): e appoggiandosi sempre, ma con maggior libertà, ai personaggi di Irvine Welsh, li immagina cresciuti e con esiti diversi. Ma pronti nuovamente a incontrarsi (e ad azzuffarsi) nella loro Edimburgo, tra carceri, bordelli e bar malfamati. Cercando, forse, di fermare un po’ il tempo. Ma questo è un altro discorso
Venti anni dopo. L’aveva fatto Dumas con i suoi moschettieri eroi, l’ha fatto Danny Boyle con i suoi quattro tossici eroici in Trainspotting 2. Per la verità Irvine Welsh, autore del romanzo da cui era stato tratto il primo film, li aveva già ripescati nei primi anni 2000 con un nuovo romanzo dal titolo Porno. Ma il sequel letterario non era convincente per il cinema, così Boyle, prima di poter riunire i suoi ragazzi, ha affidato a John Hodge la sceneggiatura, solo vagamente ispirata al libro, ma capace invece di rinverdire gli antichi fasti e convincere tutti i membri del vecchio cast a ritrovarsi.
Diciamolo subito: impossibile ricreare l’esplosiva e dirompente follia trasgressiva del primo film, divenuto manifesto generazionale. Tutto è cambiato. A partire da Renton (Ewan McGregor), che comincia cadendo rovinosamente: ma non perché agilmente in fuga dai poliziotti che lo inseguono, più miseramente, gli è venuto un coccolone sul tapis roulant in una palestra di Amsterdam, dove si è trasferito da tempo. Primo parallelismo distorto tra Trainspotting e T2, come viene definito quest’ultimo. Segue ricognizione dei personaggi. Begbie il bastardo (Robert Carlyle) è in galera, trama per fuggire e ci riesce. Sick Boy (Jonny Lee Miller) gestisce miseramente lo squallido pub ereditato dallo zio, pippa coca e vive, male, ricattando clienti sadomaso che si fanno sodomizzare dalla sua pupa bulgara. Spud (Ewen Bremner) è ancora eroinomane, proprio non ce la fa a smettere e decide di suicidarsi.
Quando Renton torna a Edimburgo, la mamma è morta e vorrebbe riallacciare i fili con i vecchi amici. Ma quelli non si sono dimenticati che li aveva lasciati portandosi via il malloppo. Comincia così una girandola di trovate, più buffe che tragiche, compreso un finanziamento europeo a un bordello o l’incontro tra Renton e Begbie nel cesso di un locale, e non manca la situazione davvero comica come la sfiga di Spud, che intenzionato a disintossicarsi viene centrifugato dalla società perché in ritardo di un’ora a tutti gli appuntamenti. Colpa dell’ora legale: ma lui, tossico da sempre, non si era mai accorto di quella stranezza.
Altro colpo di genio la festa a Glasgow, che celebra la vittoria dei protestanti nella battaglia del Boyne del 1690. Renton e Sick Boy ci vanno per rubare i bancomat, poi però devono giustificare la loro presenza improvvisando una canzoncina il cui ritornello è “e non rimasero più cattolici”, scatenando entusiasmo, giusto in tempo per uscire e succhiare i bancomat, naturalmente con il pin 1690. Si passa da George Best a Radio Gaga, dallo slogan “scegli la vita” con geniale riflessione, alla frase chiave del film: “tu fai il turista nella tua giovinezza”.
Ecco, questo è la forza e forse il limite di T2, questo turismo temporale, rinvigorito da una colonna sonora epocale e fantastica (Lust for life di Iggy Pop è lì in agguato sul giradischi). L’aspetto più puntuale è che quelli che si credono sgamati devono prendere lezioni da una ragazzotta bulgara non proprio irreprensibile e da un tossico pervicace che, salvato dal suicidio, si dà alle camminate rigeneratrici e alla scrittura creativa. Il divertimento è garantito, a condizione di non aspettarsi un altro Trainspotting. Quello rimane lì nell’empireo, però fa piacere ritrovare i personaggi, divenuti più grandi, compresi quelli secondari come Irvine Welsh nei panni di Forrester imbolsito ricettatore, o Kelly McDonald, la piccola Diane ora adulta e avvocato puntuto, senza dimenticare la new entry Anjela Nedyalkova.
Trainspotting 2 di Danny Boyle, con Ewan McGregor, Jonny Lee Miller, Ewen Bremner, Robert Carlyle, Simon Weir, Anjela Nedyalkova, Kelly McDonald, Irvine Welsh