E Inumani, il disco appena uscito, testimonia il loro ottimo stato di salute. Dal rock, al reggae, al southern rock, la band affronta diversi generi musicali fino ad impegnarsi in una cumbia in compagnia di Jovanotti. Li aspettiamo il 5 aprile a Milano
Lo ammetto: non mi piacevano, i Tre Allegri Ragazzi Morti. Ho anche provato a vederli dal vivo, qualche anno fa, ma semplicemente non mi arrivava nulla, o meglio ero completamente fuori dal loro codice. Questioni di età (io sto già nei cinquanta) o di storie troppo lontane, mi dicevo.
Poi però mi capita per caso di ascoltare Quando eravamo swing, rivisitazione in brillante chiave per orchestra di un po’ di loro brani fatta direttamente dai tre di Pordenone con l’Abbey Town Jazz Orchestra, e scatta qualcosa. Nei pezzi c’è bellezza e ironia, dolore e sincerità, gioco e tragedia raccontata con semplicità.
Cambiati loro? Cambiato e meno snob io? Boh, il fatto è che il nuovo album Inumani uscito da qualche settimana mi piace. Si parte con Persi nel telefono, piccola fotografia dedicata alla generazione smartphone in cui siamo impelagati tutti. Ma l’idea è quella di far tirare fuori la genialità e la vita che abbiamo dentro, lasciando perdere le stronzate per volare via. Sul finale arriva come controvoce Jovanotti, stranamente preciso nel suo ruolo.
E proprio Jovanotti canta nel singolo dedicato a Milano, ovvero In questa grande città, una cumbia dal sapore alla Manu Chao che racconta con pochi tratti asciutti la “Capital ben vestida” che abitiamo e che i Tre Allegri Ragazzi Morti raccontano bene anche nel video del pezzo fatto di immagini sdoppiate che diventano oniriche.
Ma Inumani è un disco pieno di cose apprezzabili, anche per il piacere di ascoltare generi musicali diversi (il reggae di E invece niente, il rock muscolare de La più forte, le ballad che guardano a certo southern rock americano) che supportano al meglio i testi e la voce di Davide Toffolo, che continuano a raccontare con intelligenza e sensibilità quel male di vivere degli adolescenti che col tempo è diventato lo spleen dei deboli che non sanno trovare le parole per raccontarsi.
Per chi non lo sapesse poi, Toffolo è anche un notevole disegnatore e fumettista, e ovviamente tutto ciò che riguarda l’immagine della band, comprese le loro maschere antipopolarità, è figlio della sua immaginazione grafica.
La chiusura è affidata poi ad un pezzo che ti si appiccica addosso per la sua cantabile ossessività: è Disponibile, moderna dichiarazione di ri-amore piena di lati oscuri e disagio espresso con suoni e rumori.
Bel disco, che suona diverso dal mainstream italiano nonostante la band abbia passato i venti anni di attività e che da molto tempo fa sold out nei concerti (mascherati) in tutta Italia.
Originali, laterali per scelta, capaci di raccontare storie vere poco presenti nell’immaginario musicale collettivo. Meritano l’attenzione e la passione di chi li segue, e che li andrà a vedere live nel tour dal 18 marzo in tutta Italia e a Milano il 5 aprile all’Alcatraz. Mi sa che torno a vederli….
Tre Allegri Ragazzi Morti, Inumani (La Tempesta Dischi)