Tre donne in crisi cercano riscatto, imparando ad amarsi

In Cinema

“La treccia” della regista e sceneggiatrice francese Laetitia Colombani racconta, a partire da un suo stesso romanzo, vicende drammatiche e dense di significato. La “intoccabile” Smita fugge dalla feroce India del Nord per garantire alla figlia un futuro dignitoso; la giovane pugliese Giulia deve gestire l’azienda paterna dopo un drammatico incidente al genitore; la canadese Sarah, avvocatessa di successo, si confronta con una malattia grave e le cure che mettono in pericolo la sua carriera. Tutte scelgono di lottare e non arrendersi, rivendicando i loro diritti, la libertà e la propria voce

Le protagoniste di La treccia di Laetitia Colombani appartengono a mondi lontanissimi. Smita (Mia Maelzer) è una dalit, un’intoccabile, vive in un villaggio sperduto e feroce nell’India del nord, con un marito rassegnato all’inevitabile condizione di chi occupa il gradino più basso della società e una figlia che lei vuole salvare a ogni costo – mandandola a scuola, per esempio. Ma quando il bramino decide che nell’aula scolastica l’unico compito adatto alla piccola è quello di spazzare per terra, Smita decide che è venuto il momento di cambiare. E fugge con la figlia verso sud, verso una nuova vita. Giulia (Fotinì Peluso) vive in una soleggiata cittadina pugliese, dove insieme al padre porta avanti un piccolo ma antico laboratorio che tratta capelli naturali per confezionare parrucche, e si trova d’improvviso di fronte alla prospettiva del fallimento, dopo un incidente che confina l’amatissimo padre in un letto d’ospedale, sprofondato in una condizione d’incoscienza da cui probabilmente non uscirà mai più.

La stessa condizione di profonda solitudine che sperimenta la canadese Sarah (Kim Raver), costretta a confrontarsi da sola con una malattia grave e con cure invasive che mettono in pericolo anche la sua carriera. Avvocato di successo, due divorzi, tre figli da due padri diversi, è una donna sorridente, fortissima, vincente, ma la scoperta dell’estrema fragilità del proprio corpo, il confronto con la paura della morte scava un solco profondo tra un prima e un dopo, tra il senso del dovere nei riguardi del mondo e la responsabilità nei confronti prima di tutto di sé stessa. E di quell’imperativo che sembra facile da esprimere a parole, ma non è mai altrettanto facile da mettere in pratica: imparare ad amarsi. Tre donne, tre destini diversissimi, un unico dilemma di fondo: arrendersi o lottare?

La regista e sceneggiatrice 48enne, nonché autrice del libro omonimo all’origine del film, non ha dubbi: il riscatto femminile può assumere le forme più diverse, a seconda delle condizioni di partenza e dell’indole individuale, di quello che il mondo ci “regala” e di quello che ci toglie, ma il punto di partenza non può che essere il coraggio di rivendicare la propria voce, i propri diritti, la propria libertà. Il limite di fondo dell’opera di Laetitia Colombani è forse proprio questo: tutto è già in qualche modo definito, non ci sono vere sorprese nel procedere di queste tre storie che corrono parallele e in apparenza divergenti, ma finiscono con l’intrecciarsi sotto il segno della (ri)scoperta di una forza femminile che niente e nessuno potrà mai distruggere. Una forza che non a caso passa dai capelli delle donne, da ciò che anche simbolicamente rappresentano: una forza che fa anche paura, a partire dai capelli-serpenti di Medusa e delle sue sorelle Gorgoni.

Il punto di forza del film è però anche questo: la sua semplicità, ben servita da una sceneggiatura pulita, una regia priva di svolazzi ma sempre assolutamente corretta, e un gruppo di brave interpreti, tra cui spicca un’ottima Kim Raver (Audrey Raines nella serie 24, anche se molti la ricorderanno soprattutto come la dottoressa Teddy Altman di Grey’s Anatomy) nei panni di Sarah, la donna “che non deve chiedere mai” e impara finalmente a venire a patti con il suo feroce super-io. Un’immagine femminile in cui tante di noi probabilmente si riconosceranno.

La treccia, di Laetitia Colombani, con Kim Raver, Fotinì Peluso, Mia Maelzer, Avi Nash, Manuela Ventura

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