Ex-Amato, collettivo artistico nato nel 2021 da un’idea di Giorgio Bernasconi e Marco Paleari, torna a solcare la scena milanese inaugurando la sua terza stagione nella sede del concept store WMilano di Via Washington 51 con Trimmed after a pattern, personale di Cecilia Mentasti a cura di Thomas Ba e con un testo di Vittoria Caprotti.
Una mostra di relazioni, nel linguaggio criptato di un rapporto di amicizia con l’altro da sé, passato o presente che sia. Omnia vincit amor, in fondo.
Trimmed after a pattern, titolo della personale di Cecilia Mentasti da Ex Amato, intraducibile motto che suona similmente a “tagliato secondo modello”, è tratto dal carteggio di due amici, decisi ad infrangere l’isolamento della poesia liberandola dalla leziosità dei salotti per concederla all’immediatezza delle vicende umane di esperienze quotidiane e affetti comuni.
Hugo von Hofmannsthal (1874-1929), poeta, scrittore e drammaturgo austriaco ed Edgar Karg von Bebenburg (1872-1905) decisero dunque di raccogliere la loro amicizia epistolare in un «in un libro in pochi esemplari e senza alcuna pretesa, più che altro un simbolo di una certa generazione».
Nell’eterno ritorno dell’identico Ex Amato ne incarna lo spirito, portando la sottile e cifrata pratica di Cecilia Mentasti, affettuoso confronto con un passato alto, nella sede di WMilano, accanto ad oggetti di antiquariato, articoli di design e teatro di quotidianità.
Una rampa in discesa, tavolini, piante ed uno slalom un po’ goffo tra una moltitudine di persone mi introducono al nonsenso sensibile di Cecilia Mentasti, in occasione dell’inaugurazione della prima mostra di Examato a Wmilano.
Confusa, cerco una spiegazione nei testi.
Con grande soddisfazione non trovo nessuna didascalia, ma la gentile accoglienza dei testi di Thomas Ba e Vittoria Caprotti che come una Scilla etrusca mi accompagnano in una dimensione di surreale sincronicità tra pancia e testa, intuizione sensibile e smarrimento cosciente.
Quattro pareti imbiancate di fresco, due stelle appese ad un muro, luci da cantiere e due gusci di pistacchio incastrati l’uno nell’altro.
Un sottile brivido di fastidio mi percorre, ho atteso di incontrarla per garantirle il tempo adeguato all’allestimento e mi sorge istintivo un “tutto qui?”
Cerco di acclimatarmi come le rigogliose piante che mi circondano, azzardo un avvicinamento, smuovendomi dalla mia confortevole distanza di sicurezza.
Un boogie si fa strada tra il brusio circostante, mi guida verso due lampade da cantiere che si pestano i piedi metallici come una coppia di ballerini imbarazzati, suggerisce il testo di Vittoria Caprotti, illuminando la parete di bagliori gialli. Colore, verticali e orizzontali, “Sorry Mondrian for the mess”, è l’acuto titolo dell’installazione.
Uscita dalle quattro pareti bianche, origliando Cecilia ciacolare con degli amici, riesco ad avvicinarmi alle stelle e finalmente percepisco il nucleo del discorso.
Cecilia: “Le stelle le ha disegnate Walter Benjamin.”
Sotto la visiera del suo cappello un sorriso divertito si disegna sul volto.
“Dopo accurate ricerche su Linkedin ho trovato questo Walter Benjamin.
Uno scienziato che studia la fisica dei fiocchi di neve. Lavora all’Institut for Snow and Avalanche Research. Gli ho chiesto di disegnare delle stelle, e devo dire che le ha fatte anche piuttosto bene.”
Intravedo, in un angolo, tra la foresta di gambe dei presenti, una scritta incisa nell’intonaco in Times New Roman:
“we are just objects made of flesh”.
Un detto polacco dice: Il posto più buio è sotto il lampione. Il rapporto con l’altro, l’amore nei confronti di un qualsiasi altro, presuppone un’attenzione che non si è abituati a prestare se non a sé stessi.
La confidenza intima, il linguaggio segreto di gesti e momenti quotidiani che si cifrano nell’amicizia di lunga data di Cecilia con i suoi amici morti, Mondrian, Benjamin o chi per essi, presuppone un’attenzione specifica: il desiderio di colmare una distanza di nuclei differenti nell’impossibilità de “la perfetta coincidenza tra due entità”, citando ancora le parole di Vittoria insieme alla sua Swiftiana metafora sul cannibalizzarsi a vicenda.
La demolizione del confine con il mondo, l’accettazione di una distanza per un avvicinamento. Un grattare la superficie delle cose, l’intonaco di un muro per svelare le interiora simili di un’ umanità in-difesa. Desiderio, de sideris, per avvicinarsi alle stelle, appunto.
Le lampade, i gusci cannibali o innamorati, le stelle e l’incisione a muro, i testi a corredo di Thomas Ba e Vittoria Caprotti, l’intenzione di Ex-Amato ed i video di presentazione del ritrovato spazio e di questa mostra sono sfumature di uno stesso sentimento che si adatta al contenuto umano di ciascuno ed infrange ogni volta le distanze ed i confini dell’individualità caparbia, che si fa un poco più vicina o un po’ meno distante.
Per relazionarsi con il passato che vive e lotta insieme a noi, non serve essere Indiana Jones, ma scoprirne i punti di tangenza con il presente, nell’ubiquo e atemporale “Per sempre”.
EXAMATO_ crocevia di storie, inciampi ed infortuni, sviluppi tragicomici di incontri e scontri, più o meno propizi. Non a caso quando Maurizio Cattelan si ritrovò ad ascoltare le peripezie della prima stagione, che ricordava un poco la fama di Modigliani o Mia Martini, suggerì con l’ironia che gli è propria di cambiare nome in FORTUNATO. Ma in fin dei conti quale leggenda può nascere senza un pizzico di dramma, e soprattutto amore? Collettivo artistico nato nel 2021 da un’idea di Giorgio Bernasconi e Marco Paleari è rappresentazione di una realtà che convive di esperienze digitali ed analogiche giocando tra vero e falso come giovani Orson Welles. Al contempo spazio espositivo, di mostre, performance ed eventi “reali” e spazio mediatico, di video e prove attoriali teso a coinvolgere “nuovi artisti, attori accidentali di un racconto (…)”
Perché, citando Dora Casadio nel video: “EX AMATO é tornato”, “ L’importante è la leggenda, le storie, le avventure…”
Cecilia Mentasti_ classe 1993, Varese. Vive e lavora tra Cagno (CO) e Venezia.
Artista visiva e art-worker. Nel 2019 fonda il progetto indipendente BRACE BRACE di cui fanno parte Francesco Paleari e Francesca Finotti, Flavia Albu, Elisa Di Nofa e Simone S. Melis. Direttore artistico di AnonimaKunsthalle 2022-2023. Nel 2017 conosce Paola Pivi, con cui tutt’ora collabora come assistente. Partecipa a numerose residenze, mostre collettive e personali.
WStore_ fondato nel 2010 da Sasha Stefanovic si propone come luogo dedicato all’estetica ed al design della quotidianità, per la cura dell’identità di quelli ambienti che abitano le nostre vite e da cui siamo abitati. Grazie al fedele supporto di Corso Innocenti e la propositività creativa di Dora Casadio offre i suoi spazi all’attesa ripartenza di EXAMATO nella speranza di divenire teatro di nuove possibilità per le generazioni nascenti dell’arte contemporanea.
Links:
Hugo von Hofmannsthal, Le parole non sono di questo mondo
examato
examato on youtube
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Portfolio Cecilia Mentasti