Il magico equilibrio professionale di due grandi tradizioni teatrali permette alla magica, storica compagnia dei Colla di rileggere e rilanciare alla grande l’opera di Puccini con colori, scene, costumi…
Cosa succede se l’arte del teatro delle marionette incontra l’esuberanza della musica pucciniana? La Compagnia Carlo Colla & Figli esplora tutte le più articolate sfumature di questo connubio in un approfondito adattamento della Turandot sul palco del Teatro Grassi di Milano.
Il testo, le voci e la struttura sinfonica appartengono alla celebre opera lirica e sono affidati per l’occasione al popolo di marionette, a cui gli artisti infondono un’espressività accurata dei movimenti. La narrazione allora prosegue e si sofferma sulla grandezza dei suoi tipici momenti culminanti, circondata dall’ingegno della scenografia.
Ogni elemento tecnico si pone in primo piano e desidera riprodurre sia la Pechino descritta dal libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni sia la cura nella rappresentazione dei ruoli. Non sfugge quindi all’ammirazione del pubblico la vivacità evocativa dei colori sui fondali e sull’oggettistica, così come il realismo dei cambiamenti temporali: dal sorgere lento della luna, agli effetti luminosi del giorno, fino alla comparsa di piccole stelle brillanti. A ciò si aggiunge la nota abilità artigianale della compagnia nella fabbricazione dei costumi indossati dalle marionette. Gli abiti, tra cui spicca la magnificenza regale della veste di Turandot, si presentano nel dettaglio minuzioso dei fregi e dei ricami e collocano immediatamente i personaggi nell’atmosfera concitata e avventurosa della storia.
Tuttavia la ricerca scrupolosa dell’effetto sceno-tecnico non vuole limitarsi alla mera esibizione ma accoglie la componente musicale e collabora per trasmetterne il contenuto emotivo. La principessa protagonista, Calaf, Liù e tutti i ruoli diventano l’anima racchiusa nel legno finemente scolpito delle marionette; guidate dallo spostamento quasi invisibile dei fili, ciascuna di loro s’inginocchia, annuisce, interagisce con le altre e riesce nell’illusione teatrale a comunicare agli spettatori la stessa potente emozione, che si proverebbe di fronte a un gruppo di cantanti. L’intensità dei brani più commoventi, come la morte di Liù o l’acclamatissimo Nessun Dorma, non è sminuita dall’interpretazione, se così si può dire, del “medium marionettistico”; anzi conserva e rafforza il messaggio tramandato da Puccini e in un contesto di questo tipo è probabilmente in grado conquistare il cuore della platea in una forma più accessibile rispetto ai ritmi leggermente più complessi di uno spettacolo operistico.
La versatile famiglia dei Colla affronta un millimetrico esperimento artistico di commistione tra generi diversi. Più che applicare un esercizio di avanguardia, i marionettisti decidono di interrogarsi sulle potenzialità d’intreccio di due tradizioni, osservate nella loro accezione classica ma ugualmente efficaci anche in un allestimento del nostro tempo. Da due percorsi paralleli si giunge ad un equilibrio appagante, in cui la struttura visiva della scena è avvolta delicatamente e nello stesso tempo rinvigorita poderosamente da un prezioso gioiello musicale che da anni continua ad appassionare in tutto il mondo.