“La felicità degli altri” di Daniel Cohen racconta la storia di Léa (Bérénice Bejo), riservata commessa che diventa di colpo famosa grazie a un libro. Il marito (Vincent Cassel) e i più cari amici si rivelano subito gelosi, invidiosi della sua fortuna. E anche il matrimonio vacilla. Una commedia zoppicante che parte da temi di peso ma non riesce a sostenerli con dialoghi e svolte narrative adeguate
Daniel Cohen dirige un lungometraggio, La felicità degli altri, incentrato sulla libertà di creazione e sulla gelosia che può suscitare. Attorno al tavolo di un ristorante Léa, Marc, Karine e Francis formano due coppie di amici completamente opposti. Léa, interpretata da Bérénice Bejo, è una commessa in un negozio di abbigliamento. In segreto, scrive un libro che viene pubblicato e diventa un enorme successo. Così la sorridente Léa, discreta e riservata, diventa un fenomeno da libreria, una vera star. Per chi la circonda, da suo marito Marc (Vincent Cassel) alla sua migliore amica Karine (Florence Foresti), è uno stravolgimento. Non era previsto che il libro prendesse la luce e la gelosia finisce per insinuarsi all’interno del gruppo a lei più caro.
Cosa succede quando si cambia ruolo in una coppia, in un gruppo di amici, da un giorno all’altro? È facile rallegrarsi del successo di una persona vicina senza invidiarlo? Domanda interessante, ma il problema è che nulla nel film è credibile: trama, dialoghi, personaggi sono costruiti senza sfumature. Come commessa, Léa è una donna fantastica, che ascolta i suoi clienti. In coppia, non alza mai la voce di fronte a suo marito, un uomo arrogante e imbevuto di se stesso, che trascorre il suo tempo a sminuirla e non apprezza il cambiamento della situazione, soprattutto quando implica la perdita della posizione dominante nella coppia. Ma Léa non si allontana mai dal suo sorriso angelico, anche quando la fastidiosa Karine, eccessiva e e bisognosa di essere sempre al centro dell’attenzione, si prende gioco di lei e della sua mancanza di ambizione.
Il film è tanto una favola sulla gelosia che lacera i rapporti umani quanto un racconto sulla necessità per tutti di trovare una scappatoia, un’attività in cui eccellere per eliminare i piccoli stress della vita quotidiana. A questo proposito, il personaggio di Florence Foresti è tanto toccante quanto irritante: egocentrica e intrisa di gelosia, finisce per trovare la sua strada nella corsa a piedi. Peccato che dietro le risate, si avverta solo una certa antipatia per il suo personaggio. Allo stesso modo, la maggior parte dei caratteri secondari sono malamente, poco scritti o quasi assenti: solo il manager di Léa possiede più di una decina di battute. L’unica buona sorpresa è François Damiens, meno caricaturale degli altri, toccante e divertente fedele marito di Karine, che cerca anch’egli la sua arte, passando dalla musica elettronica impegnata alla creazione di bonsai.
Difficile qualificare il film come commedia tanto le molle comiche sono sostenute solo dalla malafede e dall’ipocrisia dei protagonisti. Questo umorismo pungente è forse l’unico punto forte del lungometraggio. Lo spettatore, sadico o meno, assiste alla distruzione di legami di amicizia e amore tra personaggi, il più fastidiosi possibile e segnati da uno straordinario egoismo. Quando il più debole di un gruppo diventa il più forte, gli altri lo additano come cattivo, poiché il successo degli altri ci mette di fronte alla nostra stessa stagnazione o al nostro fallimento.
La felicità degli altri esplora le devastazioni della gelosia ma anche la possibilità, nel 2020, di vivere (e perché no, di riuscirci) vite diverse dalla propria. Se gli attori riescono a dare una vera identità ai loro personaggi, i dialoghi il più delle volte suonano falsi. Dopo 1h40 di film, la chimica tra tutti i protagonisti non è ancora scattata. L’impressione latente è che il regista Daniel Cohen non sappia come concludere la sua storia, cosa confermata in un atto finale sconclusionato. Si creano e si spezzano i legami tra personaggi che non si evolvono mai in modo coerente, fino a un epilogo privo di ogni emozione.
La felicità degli altri, di Daniel Cohen, con Vincent Cassell, Bérénice Bejo, Francois Damiens, Florence Fresti