Premiato due anni fa alla Semaine de la critique a Cannes, il film del franco-svizzero Elie Grappe si muove su due binari. La storia di Olga, giovanissima ginnasta di Kiev che se ne va dal suo paese vicino a una guerra civile e i destini di una nazione che meno di dieci anni dopo sarà invasa e coinvolta in un conflitto sanguinoso. Ossessionato e fragile, timido e spavaldo, lo sguardo della ragazza, interpretata da una vera atleta ucraina, offre un approccio originale a un dramma d’oggi
Kiev, 2013. Olga ha 15 anni, fa ginnastica artistica, si allena per i campionati europei e sembra troppo concentrata sui suoi obiettivi agonistici per rendersi conto di cosa sta succedendo nel suo paese. La madre Ilona, giornalista in prima fila nelle proteste contro la corruzione del governo ucraino, ne è invece fin troppo consapevole. Ma i suoi articoli di denuncia contro il presidente filorusso Viktor Janukovič rischiano di costarle molto cari. Miracolosamente scampata a un attentato, Ilona decide che Olga ha diritto a una vita tranquilla, al riparo da ogni pericolo, e la convince a partire per la Svizzera. Il padre della ragazza, morto diversi anni prima, era svizzero-francese e grazie a questo la giovane protagonista può essere accolta nella squadra nazionale elvetica. Una scelta razionale, compiuta pensando al futuro, ma il cui costo emotivo non può che essere altissimo. Olga si ritrova infatti da sola, in un paese di cui capisce a malapena la lingua, a dover prendere decisioni che influenzeranno tutto il corso della sua vita. Per poter gareggiare insieme alle atlete con cui si allena deve acquisire la nazionalità svizzera, ma ciò implica rinunciare alla cittadinanza ucraina. Una scelta drammatica che l’atleta si troverà ad affrontare proprio mentre la situazione nel suo paese natale si fa sempre più esplosiva.
Basato su una storia vera, questo film ha avuto vicende piuttosto travagliate. Iniziato poco prima della pandemia da un giovane regista esordiente, il franco-svizzero Elie Grappe, ha visto la conclusione delle riprese due anni dopo e l’arrivo nelle sale italiane solo oggi (dopo un passaggio al festival di Cannes 2021, dove è stato premiato alla Semaine de la critique per la miglior sceneggiatura). Le drammatiche immagini vere che nel film raccontano i lunghi mesi della rivolta di Euromaidan, nata dal desiderio di rivendicare l’autonomia e la vocazione europea dell’Ucraina, e conclusa nel febbraio 2014 con la deposizione di Janukovič, ricordiamo di averle viste nei telegiornali, quasi dieci anni fa. Ma conosciamo anche quello che è venuto dopo, la successiva ventata di ottimismo, le elezioni che nel 2019 hanno portato alla presidenza l’ex attore Volodymyr Zelens’kyj, i contrasti con la Russia e infine la guerra voluta da Vladimir Putin, iniziata nel febbraio 2022 con l’invasione del territorio ucraino.
Olga, la giovane protagonista di questo film tutto questo non lo sa. E forse non lo vuole neanche sapere, all’inizio, concentrata com’è su sé stessa: sui piccoli struggimenti adolescenziali, da una parte, sui grandi obiettivi agonistici che vuole raggiungere, dall’altra. Ed è molto interessante la scelta di mostrare lo svolgersi della storia attraverso il suo sguardo ossessionato e fragile, timido e spavaldo, a tratti ottuso, sempre un po’ appannato. Decisamente azzeccata anche la scelta di usare in gran parte attori non professionisti. Olga è interpretata da Anastasia Budiashkina, un’atleta della squadra ucraina, e vere sportive sono anche tutte le altre ginnaste, così come sono veri i preparatori. Quello che si sperimenta è così un effetto del tutto realistico, al limite del documentario, sia quando assistiamo a massacranti allenamenti e tesissime competizioni, sia quando ci immedesimiamo nelle emozioni della protagonista, in bilico fra arroganza e paura, nostalgia, senso di abbandono e solitudine.
Un’opera prima molto interessante, il cui senso profondo è quello di raccontare non tanto il piccolo individuale destino di una ragazzina che sogna di andare alle olimpiadi, quanto lo strazio di tanti, tantissimi, emigrati (non solo dall’Ucraina) costretti a inseguire il futuro lontano da casa, in luoghi estranei in cui non potranno fare a meno di sentirsi dolorosamente alieni.
Olga di Elie Grappe, con Anastasia Budiashkina, Sabrina Rubtsova, Caterina Barloggio, Thea Brogli