“Un giorno di pioggia a New York” è il bellissimo film n. 50 del regista americano, che esce con molto ritardo per la nota disputa con Amazon, e non negli Usa. Si raccontano con humour impagabile e un velo di tristezza, mai banale, le peripezie metropolitane dei fidanzatini Timothèe Chalamet ed Elle Fanning: decisi a passare un week end romantico nella Grande Mela, finiranno per perdersi tra le braccia di altri (e altre), nel gran girotondo dello show-biz. Con sorpresa finale molto upper class
Ci sono molte ragioni per voler bene ad Amazon, ma ha un peccato grosso da farsi perdonare, aver ritardato di due anni l’uscita di questo dolce, malinconico, “stormy” film di Woody Allen, Un giorno di pioggia a New York, rimasto impigliato suo malgrado nelle polemiche del #metoo e per questo ancora inedito in America, diciamo a New York, perché a Buffalo o nel Texas non gliene importa molto. Per noi invece (grazie alla Lucky Red di Andrea Occhipinti), questo 50mo titolo dell’83enne (fino a domenica) cineasta sempre scontento di sé, bergmaniano e felliniano convinto, è un esemplare raro di grazia, confezione monouso di finta leggerezza addolcita dalla cura dell’humour yiddish: leggero in modo profondo, percorre sotto una pioggerellina la Manhattan già raccontata nel ‘79, ma guai a dire che Woody fa sempre lo stesso film.
Come in una partitura musicale, da vero clarinettista (è recente l’esibizione agli Arcimboldi), modula i tempi e i suoni: c’è chi, come Tullio Kezich, fra i primi estimatori, paragonava la sua grazia a quella di Mozart, ma si può dire che il suo film è una partitura di jazz, sembra un assolo di Armstrong per come abbraccia in una sinfonia la sua città (ma non è più la Rapsodia in blue dell’altro film, siamo tutti più delusi e poveri). Il paragone sempre più giusto è quello con la grande stagione dello swing, quindi, come insegnano i suoi titoli di testa, in indimenticabile costanza tipografica, George Gershwin e Irving Berlin, presente e citato anche stavolta.
I fatti sono semplici: un ragazzo, che guarda caso si chiama Gatsby e sembra il giovane Holden ma si comporta come uno scommettitore di poker, un bullo di Damon Runyon, si dovrebbe godere un week end fuori dal noioso college con la sua ragazza, una country girl che viene dall’Arizona e cui lui vuole presentare New York. Prego, s’accomodi. Ma piove, e lei deve intervistare per il giornalino della scuola un regista che si considera fallito ma la invita a vedere il suo ultimo film, presentandole altra gente, fauna variopinta dello spettacolo, e da equivoco nasce equivoco. Intanto il ragazzo, tra uno squillo di telefonino e l’altro, si trova incastrato altrove, conosce e bacia nella macchina appannata di pioggia la sorella della sua ex, cosicché alla fine i due promessi fidanzatini non si incontrano.
Un po’ come Trieste e la Bovo nello Sceicco bianco, chissà se Woody ci ha pensato. Il suo Rainy day in New York è infarcito di battute, alcune da segnare sul taccuino Allen, ma è anche un girotondo che segnala le sorprese dell’amore, mai prevedibili, e un poco fa pensare anche ai Girotondi di Schnitzler e Ophuls. E il bello viene dall’upper class con sorpresa prefinale (scena madre già classica), quando il ragazzo accetta malvolentieri l’invito ad una serata mondana benefica della madre.
Woody diceva, qualche anno fa, basta che funzioni, intendendo che bisogna accontentarsi nei sentimenti; ora l’asticella scende ancora perché il mondo è quello che è, e la realtà quotidiana ci gioca quasi sempre contro. Nel grigiore metropolitano ripreso da Vittorio Storaro senza manierismi, ma col massimo splendore sgocciolante, il film si dipana in mini capitoli, scherzi quasi drammatici da iscrivere nell’agenda della città, citazioni nobili (Gigì). Timothèe Chalamet è bravissimo, altro che pentirsi di aver lavorato col Maestro, le sue due donne sono le belle ma non glamorous Elle Fanning e Serena Gomez, poi ci sono, inglobati nelle nevrosi da showmen, Jude Law e Liev Schriber. 92 minuti, perfetto.
Un giorno di pioggia a New York, di Woody Allen, con Elle Fanning, Timothèe Chalamet, Serena Gomez, Jude Law, Liev Schriber, Diego Luna, Rebecca Hall