Citofonare Vezzoli. È il sottotitolo della mostra in corso alla galleria di Tommaso Calabro in piazza San Sepolcro a Milano. Un sottotitolo irriverente, in coerenza con lo stile dell’artista bresciano, che però presenta una mostra molto bella e riuscita
Tommaso Calabro è un giovane gallerista – appena trentenne – che da un paio d’anni, dopo un’esperienza londinese nella prestigiosa galleria Nahmad Projects, si è trasferito a Milano nei grandi e lussuosi spazi di palazzo Marietti. La galleria ha già ospitato l’anno passato una mostra dedicata al gallerista Carlo Cardazzo (con opere di Tancredi e Cy Twombly) e adesso dedica i suoi spazi a un altro famoso gallerista, Alexander Iolas (1907-1987) uno dei più importanti e autorevoli mercanti d’arte della seconda metà del Novecento.
Iolas (il suo vero nome era Konstantinos Koutsoudis), nato ad Alessandria d’Egitto, era stato un grande ballerino che visse tra Parigi e Berlino dove conobbe artisti, collezionisti, mecenati. Proprio a Parigi acquistò la sua prima opera d’arte, un dipinto di De Chirico. Nel 1944, in seguito a un infortunio, abbandona la sua attività e si dedica al mercato dell’arte. Diventa manager della Hugo Gallery, una delle più importanti gallerie di New York fondata da Robert Rothschild, Elizabeth Arden e dalla principessa Maria Ruspoli. Nel 1955 con l’ex ballerino Brooks Jackson inaugura una sua galleria, presto cresciuta in una rete internazionale con sedi a Parigi, Ginevra, Milano, Madrid, Roma e Atene.
Iolas ha realizzato le prime mostre degli artisti surrealisti a New York e ha organizzato la prima mostra personale di Andy Warhol. Nel 1976 però, tenendo fede a una promessa fatta, alla morte dell’artista tedesco Max Ernst chiude tutti i suoi spazi e si trasferisce ad Atene dove allestisce la propria incredibile collezione di arte moderna accanto alle raccolte di arte antica egizia, greca, romana, bizantina, orientale. Alla sua morte tuttavia, in assenza di un testamento, le liti degli eredi e l’incuria condannarono la villa a un destino di declino, abbandono e vandalismo.
Quando il gallerista Calabro si imbatte in alcuni cataloghi della galleria di Iolas e decide di farne una mostra, si rivolge per la cura all’artista Francesco Vezzoli. Scelta giusta e quasi inevitabile. Il personaggio – istrionico, dandy, incantatore della scena artistica europea e newyorkese, cosmopolita e poliglotta (parlava almeno cinque lingue correntemente) – non può non fare gola all’artista bresciano, amante e studioso del mondo delle celebrities per antonomasia.
Ne è venuta fuori una mostra davvero bella che raccoglie opere degli artisti che Iolas aveva amato, esposto e promosso: Vicor Brauner, William N. Copley, Giorgio De Chirico, Niki de Saint Phalle, Max Ernst, Léonor Fini, Lucio Fontana, Paul Klee, Yves Klein, René Magritte, George Mathieu, Roberto Matta, Eliseo Mattiacci, Pino Pascali, Man Ray, Ed Rusha, Fausta Squatriti, Dorothea Tanning, Jean Tinguely, un sorprendente Edward Kienholz.
Accanto alle opere di questi maestri sono esposte una dozzina di opere dell’artista bresciano in un dialogo molto suggestivo sottolineato dalla bellezza del luogo e da una scelta di arredi che vogliono suggerire la raffinata atmosfera in cui si muoveva il gallerista greco.
Dice Vezzoli: “Casa Iolas vuole essere non solo un omaggio a un grande gallerista quasi dimenticato, ma anche a una cultura galleristica basata su relazioni personali di amicizia, fiducia e stima reciproca, che il sistema del mercato dell’arte contemporaneo sembra avere definitivamente cancellato. Per questo motivo ho voluto omaggiare la figura di Iolas nella sua interezza, come gallerista e collezionista, come dandy del mercato dell’arte e come esteta”.
La mostra – allestita con eleganza dal designer Filippo Bisagni – propone le opere di questi artisti appartenute o coeve a Iolas. Vi sono alcuni prestiti da privati (due dalla Fondazione Prada) ma la maggior parte sono in vendita.
Particolarmente suggestive sono le opere in alluminio di Eliseo Mattiacci, che accompagnano il visitatore sin dalle scale che conducono alla galleria, La Luna di Léonor Fini, uno stupendo arazzo di Lucio Fontana di 3 metri per 4, un intenso Max Ernst, le aeree composizioni dell’artista greco Takis, scomparso recentemente, un acquarello di Paul Klee, il fallico Priape di Man Ray, i nove dipinti di Giorgio de Chirico.
Una esposizione da vedere, che non ha niente da invidiare a mostre che si realizzano in spazi pubblici, espressione di un’intelligente e appassionata ricerca filologica.
Casa Iolas. Citofonare Vezzoli, a cura di Francesco Vezzoli, Milano, Galleria Tommaso Calabro, fino al 16 gennaio 2021