Il nordirlandese Branagh, alla 21a regia, torna nei panni del detective Hercule Poirot in uno dei classici della giallista britannica Agatha Chistie, “Assassinio sul Nilo”. Si parte dalle nozze tra un’arrogante ereditiera e il suo bello e squattrinato neosposo, che sarà all’origine di una serie di cadaveri. Come sempre si sprecano i moventi e tutti sono sospettabili, ma con abilità il film mescola i sognanti fondali egizi, rigorosamente digitali, e le ossessioni e i rimpianti di molti dei protagonisti
Di nuovo alle prese con Agatha Christie, Kenneth Branagh firma Assassinio sul Nilo, la sua ventunesima regia e se la cava con onore, oltre a non sfigurare affatto nei panni del protagonista, il detective infallibile dai baffi a manubrio (bizzarra scelta estetica di cui ci viene proprio in questo film spiegata la genesi).
Hercule Poirot è stato invitato a farsi una vacanza in Egitto, con tanto di lussuosa crociera sul Nilo, per festeggiare la luna di miele della ricchissima Linnet Ridgeway (Gal Gadot) e del neosposo Simon Doyle (Armie Hammer), tanto bello quanto povero in canna. Un viaggio nato sotto i peggiori auspici e che si concluderà con una bella schiera di cadaveri. Il primo, naturalmente, sarà quello dell’affascinante ma piuttosto arrogante Linnet. Tra un delitto e l’altro, Poirot e gli spettatori scopriranno segreti e misteri di un folto, eccentrico gruppo di personaggi: un cugino untuosamente gentile ma forse meno onesto di quel che racconta, una zia rivoluzionaria forse più interessata al denaro di quel che sostiene, un’infermiera dall’ingombrante passato, una cameriera francese piuttosto risentita, una cantante blues di successo in compagnia della bella nipote che le fa da manager, un’anziana vedova con figlio, tanto benestante quanto diffidente nei riguardi di qualsiasi presunta cacciatrice di dote. E infine la bellissima Jacqueline, abbandonata praticamente sull’altare dal vanesio Simon e inesorabilmente decisa a portare a termine la sua vendetta.
Come spesso accade nei gialli classici, e in quelli di Agatha Christie in particolare, a mancare non sono certo i moventi dei diversi delitti: praticamente tutti avevano un buon motivo per voler vedere morta la ricca ereditiera, e anche i successivi omicidi non si presentano certo sprovvisti di motivazioni. Ma il vero motivo di interesse di questo film non è tanto la concatenazione di indizi e tracce, il dipanarsi delle indagini scandite dalle brillanti intuizioni dell’esimio Hercule Poirot, quanto piuttosto l’atmosfera complessiva da grande gioco in bilico fra esotico cinismo e romanticismo d’antan.
Assassinio sull’Orient Express, cinque anni fa, ha conquistato il botteghino mondiale incassando qualcosa come 350 milioni di dollari. Possiamo immaginare che la tentazione di replicare semplicemente l’operazione sia stata molto forte, ma questo non ha impedito a Branagh, e al suo fido sceneggiatore Michael Green, di costruire un film dal tono piuttosto diverso, più malinconico e noir. A partire dal prologo ambientato nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, Poirot viene presentato come un’anima ferita, un uomo dotato di un acume straordinario ma anche di una ben scarsa attitudine alla felicità. E una luce crepuscolare illumina gran parte dei personaggi, dipinti con precisione ed efficacia, pur non riuscendo a tenere a bada la sempre invasiva tendenza ad aggiornarne le caratteristiche – quanto al colore della pelle e agli orientamenti sessuali – tenendo conto dei dettami dell’ormai imperante correttezza politica.
Il film del 1978, diretto da John Guillermin, brilla nella memoria come un piccolo gioiello soprattutto per via del cast all-star, dove brillavano Peter Ustinov, David Niven, Maggie Smith, Jane Birkin, Mia Farrow, Bette Davis e Angela Lansbury. Questa nuova versione, che arriva sugli schermi con due anni di ritardo causa pandemia, non può contare su un cast altrettanto significativo ma riesce a catturare l’attenzione grazie al fascinoso contrasto fra i sognanti fondali digitali che ricostruiscono un fintissimo Egitto anni ’30 e l’intreccio inquieto delle fragilità, delle ossessioni e dei rimpianti che guidano i personaggi. Insomma, un’atmosfera elegante e dolente, patinata ma tutt’altro che inerte, che si rivela capace di infondere nuova linfa all’impeccabile meccanismo giallo della grande Agatha.
Assassinio sul Nilo di Kenneth Branagh, con Kenneth Branagh, Gal Gadot, Armie Hammer,Tom Bateman, Annette Bening, Russell Brand, Ali Fazal, Dawn French, Sophie Okonedo, Rose Leslie, Jodie Comer, Eleanor de Rohan.