La ricostruzione di una storia che parte dal Cenacolo e dalla vita di una donna straordinaria, passando per una Milano distrutta dalla guerra e arrivando alla meraviglia di un restauro contrastato
Nella presentazione del nuovo spettacolo prodotto dal Piccolo, Sergio Escobar (direttore del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa) usa un termine preciso, che dà già delle indicazioni sulla particolarità della messinscena: parla di “atto teatrale”, quindi di qualcosa di vivo e pulsante.
Il miracolo della cena nasce, spiega Escobar, da un incontro con Chiara Rostagno (Direttrice del Museo del Cenacolo Vinciano) durante il quale è nato il desiderio di scavare senza retorica nella vita di Fernanda Wittgens (1903-1957, foto in basso), cercando di raccontare la sua instancabile lotta per sottrarre il Cenacolo alla distruzione della guerra.
Il regista Marco Rampoldi è partito proprio dai documenti di Fernanda Wittgens, alcuni molto tecnici, per ricostruire non solo la sua vita di storica dell’arte, intellettuale e antifascista milanese, ma soprattutto il suo incontro con il Cenacolo: quando i bombardamenti lo risparmiano e la guerra finisce, la Wittgens comincia la sua battaglia personale affinché la ricostruzione del patrimonio artistico della città sia una priorità, nonostante l’emergenza del dopoguerra, o forse proprio a causa di quell’emergenza.
Perché chi si salva deve poter ritrovare una propria dignità, e l’arte ha un ruolo fondamentale in qualunque rinascita. Escobar sottolinea l’esistenza di un intreccio indissolubile tra la difesa della vita umana e la difesa delle opere d’arte, e la vita della Wittgens ne è la prova. La ricostruzione della sua storia come donna è un altro modo di leggere la storia del Cenacolo ed è anche “la biografia di un coraggio responsabile”.
Lo spettacolo, con l’interpretazione di Sonia Bergamasco, andrà eccezionalmente in scena il 25 settembre proprio nel Museo del Cenacolo Vinciano; Chiara Rostagno spiega che il debutto di questo “atto teatrale” doveva avvenire dove la storia era cominciata e dove il miracolo si ripete ogni singolo giorno.
Il refettorio del Cenacolo è davvero uno dei luoghi del cuore di Milano e proprio la caducità dell’opera ha reso l’incredibile restauro di Mauro Pelliccioli una vittoria per l’intera città, tanto che ancora oggi c’è uno straordinario interesse per tutto ciò che la riguarda. Legate a quella parete, fragile e irremovibile al tempo stesso, ci sono migliaia di storie; quella della Wittgens colpisce perché parla al presente, “è una risposta vivente a come affrontare i problemi quotidiani oggi, con coraggio” (Sonia Bergamasco).
Il Cenacolo è un’opera che suscita sentimenti opposti: da una parte la meraviglia per la sua bellezza e dall’altra la costante paura di perderla da un giorno all’altro. Allo stesso tempo, secondo Chiara Rostagno, è un’opera che ha sempre spinto a guardare avanti; una volta si diceva che fermare il tempo era impossibile ma tutto ciò che circonda il capolavoro di Leonardo testimonia il contrario.
Oggi quello che fuori dal refettorio succede in pochi minuti, all’interno del Cenacolo succede in settimane; si tratta di un ambiente protetto, separato dal mondo, in cui lo splendore ritrovato dell’arte viene custodito con misure severissime.
Per questo l’evento del 25 settembre ospiterà soltanto 60 persone; non solo, la voce di Sonia Bergamasco verrà ascoltata dagli spettatori attraverso delle cuffie, per non rischiare che le onde sonore danneggino la superficie dell’opera. Tutta la messinscena sarà giocata nel rapporto tra l’attrice che interpreta la Wittgens e il Cenacolo, lo spazio dello spettatore si ridurrà alla voce e all’opera, nulla di più.
Le repliche del 26 e del 27 settembre, che avranno luogo al Piccolo Teatro Grassi, saranno leggermente diverse dalla prima: ci sarà infatti più spazio per la descrizione della città, dalla sola voce si passerà a diversi cambiamenti di prospettiva e la Wittgens sarà un personaggio teatrale a tutto tondo.
Al di là del luogo in cui andrà in scena, Il miracolo della cena è un racconto denso, concentrato sull’umanità e l’emozione di una donna che ha reso la difesa della bellezza la sua missione di vita, senza arrendersi di fronte al regime, alla guerra, all’insuccesso, alla burocrazia.
Nella sua prima lettera alla madre (inviata dal carcere di San Vittore, in cui era stata imprigionata per aver fatto espatriare 800 ebrei) scriveva così: “… quando crolla una civiltà e l’uomo diventa belva, chi ha il compito di difendere gli ideali della civiltà, di continuare ad affermare che gli uomini sono fratelli, anche se per questo dovrà… pagare? Almeno i così detti intellettuali cioè coloro che hanno sempre dichiarato di servire le idee e non i bassi interessi (…). Sarebbe troppo bello essere intellettuali in tempi pacifici, e diventare codardi, o anche semplicemente neutri, quando c’è un pericolo.”
Proprio per l’attualità del suo pensiero Sergio Escobar e Chiara Rostagno hanno sentito la necessità di condividere la sua storia; Marco Rampoldi ne ha tratto una narrazione scenica che, grazie alla voce di Sonia Bergamasco, saprà sicuramente sorprenderci.
Foto di copertina: Sonia Bergamasco © Alessandro Schinco