La nuova chiusura di musei e mostre, spinge verso forme “alternative” di fruizione, tra pregi e difetti. Una buona proposta è quella dell’Istituto Amedeo Modigliani, per celebrare i cent’anni dalla scomparsa di Modì.
Non poche sono state le iniziative dedicate alla ricorrenza dei cent’anni dalla scomparsa di Amedeo Modigliani. Nello scorso mese di ottobre, infatti, prima della metà del mese, nelle sale cinematografiche è stato disponibile alla visione per tre giorni il docu-film Maledetto Modigliani, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital e diretto da Valeria Parisi. Qui la fittizia voce di Jeanne Hébuterne, ultimo amore di Modigliani, accompagnava lo spettatore tramite una panoramica rievocazione dei luoghi e delle opere del pittore. Dal 29 ottobre si segnala però un’ulteriore opportunità di approfondimento della figura di Modigliani: si tratta in questo caso di una mostra interamente virtuale. L’esposizione, intitolata Nel Segno di Modigliani, è stata ideata, organizzata e sostenuta dall’Istituto Amedeo Modigliani, che ha curato anche la direzione scientifica in collaborazione con Roberto Pantè.
Lo spazio espositivo virtuale in 3D, visitabile appunto sul sito dell’Istituto, è costituito da otto sale della Villa Modigliani, edificata tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento in stile Liberty in località Grugua, attualmente nella provincia del Sud Sardegna. Qui Modigliani, nato a Livorno nel 1884, passava le estati della sua gioventù prima di spostarsi, per la sua formazione artistica, dapprima a Firenze e Venezia tra il 1902 e il 1905, e poi definitivamente in Francia dal 1906. Il visitatore all’entrata della mostra è accompagnato dalle note della Gymnopédie No. 1 di Erik Satie, e gli si offre non poco materiale per approfondire la conoscenza della carriera di Modigliani: accanto a riproduzioni fotografiche che documentano sia la sua vita familiare in Italia, sia quella artistica una volta giunto in Francia, si segnalano ben oltre sessanta opere, provenienti dalle più svariate collezioni, che permettono un focus esauriente sulla sua produzione, formata prevalentemente da ritratti. Corredano l’esperienza di visita anche una sala in cui sono visionabili alcuni filmati e addirittura un book-shop online.
La mostra riserva molta attenzione al dato biografico: la prima ‘sala virtuale’ è dedicata appunto a un accurato resoconto degli eventi della vita del pittore. Uomo purtroppo dalla salute molto cagionevole (ricordiamo che morì, a seguito del peggioramento della tubercolosi che lo tormentava da anni, a neanche trentasei anni compiuti, nel 1920), Modigliani fu sempre attratto dalla pittura e provò fin dalla giovanissima età la vocazione verso di essa. Nel 1899 abbandonò infatti il liceo per dedicarsi alla carriera artistica; sebbene nell’ambiente toscano di quegli anni fosse forte la presenza e l’influenza della pittura dei macchiaioli (Amedeo apprese i primi rudimenti della disciplina da Guglielmo Micheli, allievo di Fattori), non fu nella regione d’origine, e nemmeno in Italia che la fama del pittore livornese poté consacrarsi. Fu, come è noto, la Parigi di Montmartre e forse ancor più di Montparnasse a ospitare la maturità artistica di Modigliani. È in questi quartieri che il pittore poté partecipare al vivacissimo fervore artistico che stava maturando appunto nei primi decenni del Novecento. Iniziò più propriamente come scultore ma, a causa della dannosità per la sua tisi della prolungata inalazione delle polveri dei materiali scultorei, finì per dedicarsi del tutto alla pittura dal 1914 sino all’anno della sua morte.
L’esposizione virtuale presenta poi spazi destinati ognuno a particolari soggetti dell’opera di Modigliani: i nudi, i ritratti dell’amata Jeanne Hébuterne, i ritratti dei suoi conoscenti, dei suoi amici e dei suoi ‘mentori’. Uno stile pittorico peculiare, quello di Modigliani, e unico nel suo genere, negli anni in cui visse; nella sua ricerca pittorica il pittore livornese giunse a sviluppare una modalità raffigurativa che rende la figura umana come figura stilizzata in primo piano, dai tratti quasi ‘taglienti’, e spesso privi di espressività.
Per non rubare spazio da quanto desumibile dalla visita virtuale e dalle esaurienti didascalie che corredano praticamente quasi ogni tela o fotografia riprodotte nell’esposizione, mi sembra che sia utile ragionare qui sulle potenzialità della mostra su Modigliani. In questo periodo, che ha visto il ritorno del distanziamento sociale obbligatorio a seguito del nuovo lockdown, questa iniziativa si rivela una valida alternativa a una mostra ‘fisica’, con tutti i pro e i contro del caso.
Ovvero, questa rassegna online di materiali dedicati a Modigliani è apprezzabile, perché riesce a scandagliare la produzione del pittore livornese e a offrire una buona quantità di opere e di documenti che forniscono un approfondimento sulla sua vita e sulla sua carriera. Nello specifico, dimostra una grande attenzione espositiva la sezione che ospita i ritratti dei diversi conoscenti di Modigliani, dove una grande cura per la ricostruzione dell’identità di ognuno di loro è testimoniata dalle attente didascalie apposte ai soggetti delle tele. Accanto a questa attenzione per i particolari è desumibile, in un certo senso, anche un altro aspetto, che definirei quasi ‘emotivo’, con tutte le cautele del caso, dato che si tratta di una visita che avviene pur sempre davanti a un computer.
Per chi si dimostra sensibile alla vicenda umana di un pittore dalla sorte tragica che, sin dall’ingresso nella sede espositiva, è ricordato come maledetto, bohémien e trasgressivo, nella mostra Nel segno di Modigliani è riscontrabile, proprio grazie all’accuratezza del materiale fornito, la testimonianza di una vita sui generis come fu quella di Modigliani, uomo dedito all’arte ma il quale, purtroppo, non riuscì a ottenere in vita il successo che ottenne solo dopo la morte. È forse appunto questa brevità dell’esistenza, oltre al suo particolare stile pittorico, ad aver offerto a Modigliani un posto differente, a sé, nel discorso sulle opere dipinte nei primi due decenni nel Novecento nell’ambito di quella cosiddetta École de Paris alla quale è ascritto nella storia dell’arte. Questa vita breve, unita anche alle sorti della compagna Jeanne Hébuterne, morta suicida a ventun anni nei giorni seguenti alla scomparsa di Amedeo, hanno consegnato il ricordo di Modigliani al novero degli artisti scomparsi prematuramente che non raccolsero in vita un successo equiparabile alla loro passione e dedizione per la pratica artistica.
Una risposta emotiva, quella accostabile al contatto con Modigliani, che però una mostra virtuale può solo sollecitare, in un certo senso, in absentia. Non è questo però un limite imputabile alla mostra in questione per delle sue carenze intrinseche, ma piuttosto al contatto virtuale in sé per la sua natura. In un periodo dove i contatti sociali sarebbero da ridurre al minimo indispensabile a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, e dove i musei e i luoghi di cultura rimarranno temporaneamente chiusi, conviene comunque, probabilmente, adattarsi anche a un contatto ‘a distanza’ con le opere artistiche, laddove questo sia possibile. Questo contatto riserba vantaggi eventuali nella fruibilità di raccolte di materiali compositi e vari, dislocati dalle sedi originarie e destinati alla visione in World Wide Web, ma presenta lo svantaggio della mancanza del contatto fisico, immediato e soggettivo con l’opera d’arte e con l’effetto emotivo che questa produce sul visitatore.
Nel segno di Modigliani. Virtual exibithion, a cura dell’Istituto Amedeo Modigliani.
Immagine di copertina: Parigi, 1916. Modigliani, Picasso e André Salmon a la Rotonde.