“I molti santi del New Jersey” di Alan Taylor riporta in primo piano, stavolta al cinema, personaggi e atmosfere thriller e italo-americane della seria che vinse tra il 1999 e il 2007 ben 21 Emmy Award, 5 Golden Globe e conquistò il pubblico del mondo intero. Ma nonostante un supercast con Alessandro Nivola, Michael Gandolfini (figlio del mito James), Vera Farmiga, Ray Liotta, non si sfugge al deja-vu
Ci sono serie tv che sembrano film, e film che, ahimè, sembrano serie tv. Appartiene a questa seconda categoria I molti santi del New Jersey, gangster movie e prequel del telefilm I Soprano, di cui nessuno probabilmente sentiva davvero il bisogno. Il problema non è tanto nel cast più che valido, composto da attori ormai da anni sulla scena hollywoodiana, anche con ottimi risultati. Le mancanze sono piuttosto alla base, in una sceneggiatura a tratti quasi soporifera e in una regia decisamente poco convinta, nonostante a firmarle siano rispettivamente David Chase e Alan Taylor, ideatore del franchise il primo e regista di ben nove episodi (oltre che dei più che dimenticabili Thor: The Dark World e Terminator Genisys) il secondo. In effetti, il duo di “veterani” del marchio, qualche spunto interessante lo avrebbe, fin dalle prime battute, come l’idea di far raccontare l’intera vicenda dal già defunto Chris Moltisanti (da cui il gioco di parole nel titolo), uno dei personaggi principali della serie.
Peccato che la cosa si dimentichi in fretta, tanto davanti allo schermo quanto dietro alla macchina da presa: la narrazione, di fatto, è affidata da subito allo sguardo e alle azioni dei due veri protagonisti. Il primo è il padre di Chris, il gangster Dickie Moltisanti, a cui dà vita un Alessandro Nivola finalmente in un ruolo di rilievo dopo anni di gavetta, e che avrebbe già meritato ben altri palcoscenici. L’altro, neanche a dirlo, è proprio un giovanissimo Tony Soprano, adolescente introverso e un po’ nerd interpretato nientemeno che da Michael Gandolfini, figlio di quel James Gandolfini che è da sempre l’indimenticabile volto del boss protagonista nella versione televisiva.
D’altra parte in tutto il film non mancano certo le strizzate d’occhio al pubblico abituale, con riferimenti più o meno diretti ad avvenimenti e personaggi già incontrati nel corso delle sei stagioni regolari in cui lo show è stato trasmesso dalla HBO, facendo incetta di premi (tra gli altri, 21 Emmy e 5 Golden Globe) dal 1999 al 2007. Il cinema, però, è o dovrebbe essere un’altra cosa: tolto il gioco di rimandi, quel che resta è invece un lungometraggio che procede senza guizzi o scossoni, dialogo dopo dialogo, con ritmo compassato e una direzione che si limita a fare i compiti, preferendo puntare sull’usato garantito piuttosto che andare alla ricerca di nuovi stili o idee. Forse anche per questo Chase, produttore, sceneggiatore e quasi regista del film, vero deus ex machina di tutta l’operazione, ha rilasciato dichiarazioni di fuoco nello scoprire che la pellicola sarebbe stata distribuita contemporaneamente nelle sale e in streaming, temendo (a ragione) che il film potesse non riuscire a scrollarsi di dosso l’immagine di prodotto televisivo.
A voler proprio cercare qualcosa per cui valga la pena pagare il biglietto, oltre all’ottimo cast comprendente anche Leslie Odom Junior, Jon Bernthal, Corey Stoll, Vera Farmiga e Ray Liotta (in un evidente omaggio a Quei bravi ragazzi), fa sempre la sua parte la suggestiva ambientazione italo-americana anni ‘60/’70, fatta di “capish” e “commare”, grandi mangiate di pesce e ancor più grandi gesti con le mani. Ma anche qui è già tutto visto e rivisto, compresa la cornice totalmente gratuita dei primi scontri razziali nelle grandi metropoli statunitensi, e di sicuro c’è chi l’ha fatto prima e l’ha fatto meglio (qualcuno ha detto Scorsese?). Eppure, forse sono proprio quegli stereotipi e richiami al tradizionale film di mafia a stelle e strisce a fare di I molti santi del New Jersey un prodotto comprensibile, se non addirittura apprezzabile, anche per chi non avesse visto una sola puntata de I Soprano. Ma è comunque poco, troppo poco per lasciare un segno nella cinematografia di genere, al di là della palese operazione di fan service un po’ ruffiana e fuori tempo massimo.
I molti santi del New Jersey di Alan Taylor, con Alessandro Nivola, Michael Gandolfini, Leslie Odom Junior, Jon Bernthal, Corey Stoll, Vera Farmiga, Ray Liotta, Michela De Rossi