Un lampo di gioia, un’esplosione di vita. Poi il buio. Filippo Bonacchi, 26 anni, se n’è andato all’improvviso, lasciando dietro di sé il vuoto di chi aveva fatto della leggerezza e della risata una missione. Si è accasciato mentre era in corsia, al Niguarda di Milano, dove portava sorrisi e spensieratezza ai pazienti ricoverati con la clownterapia. Un malore improvviso, inspiegabile, che lo ha strappato alla vita nel luogo dove lui stesso cercava di renderla più
sopportabile per gli altri. Un destino crudele, che sembra quasi prendersi gioco di chi aveva fatto della gioia il suo mestiere
Originario di Pistoia, classe 1998, Filippo aveva scelto il teatro come vocazione. Dopo il diploma al
liceo scientifico, la passione per l’arte lo aveva portato prima alla Scuola di Teatro Paolo Grassi di
Milano, dove si era diplomato nel 2021, poi a Parigi, all’École Internationale de Théâtre Jacques
Lecoq.
Un percorso di studio intenso, vissuto con la determinazione e l’ardore di chi vuole lasciare
un segno, di chi sente che la scena non è solo un luogo, ma una casa. Ed è proprio a Parigi che
aveva dato vita alla Compagnia teatrale Bacchetti, costruendo un’arte che mescolava commedia e
poesia, gioco e profondità.
Ma il palcoscenico di Filippo non era solo quello teatrale. Era ovunque ci fosse bisogno di un
sorriso, di una carezza fatta di ironia. Con il naso rosso e il camice decorato di paillettes colorate,
entrava nelle stanze degli ospedali per trasformare il dolore in stupore, la paura in speranza. Un
angelo in corsia, come lo ricorda chi ha avuto la fortuna di incrociarlo. E il suo impegno non si
fermava lì: portava il teatro nelle scuole, nelle piazze, negli spazi aperti della città, laddove l’arte
può incontrare la vita e cambiarla anche solo per un istante.
La sua morte ha lasciato attoniti amici, colleghi e insegnanti. Un tizzone di vita bruciante, lo ha
definito Marinella Guatterini, docente della Paolo Grassi, ricordando con commozione quel
giovane che aveva sempre un pensiero per lei, un disegno, una parola gentile.
Chi lo conosceva bene racconta di un ragazzo generoso, sempre pronto a tendere la mano, a
prendersi cura degli altri. Il suo talento era grande, ma ancora più grande era il cuore con cui lo
condivideva. Chi ha assistito ai suoi spettacoli sa che la sua arte era un ponte verso l’umanità, un
modo per accorciare le distanze e sciogliere il peso delle giornate più dure.
Filippo Bonacchi non c’è più, ma il suo sorriso rimane. Resta nel ricordo di chi lo ha amato, nella
luce che ha acceso in chi ha incrociato la sua strada. Perché ci sono artisti che non smettono mai di
farci compagnia, neanche quando il sipario si chiude.
Cultweek si unisce al dolore della famiglia e di tutti i suoi cari.
La foto in apertura appare sul profilo Instagram di Filippo Bonacchi; ci scusiamo con l’autore o l’autrice dello scatto, cui appartengono tutti i diritti dell’immagine in questione.