Giuseppe Verdi ma anche Giorgio Gaber, Giacomo Puccini e Gino Paoli, e poi Rossini, Donizetti, Berio, Bussotti tanto per non far nomi. La celebre casa di edizioni musicali ha attraversato la storia della musica italiana. Fin dal 1808, quando fu fondata dal copista e violinista Giovanni Ricordi. Un libro, riccamente illustrato con documenti dell’epoca, fotografie, stampe, ne racconta le vicissitudini
Nel 1958, a Milano, Nanni Ricordi è alla ricerca di giovani talenti musicali in un locale del centro, il club Santa Tecla. Qui ascolta per la prima volta e conosce un chitarrista di nome Giorgio Gaberscik, che presto, incoraggiato a comporre da Nanni, diventerà il primo cantautore della Dischi Ricordi. A Milano è ancora ben impresso nella mente di molti quello che è stato il tempio della musica in Galleria Vittorio Emanuele, il luogo in cui si potevano trovare l’album di Gaber, quello di Gino Paoli, e tutti gli spartiti di cui molti musicisti si sono a lungo riforniti. Oggi quel tempio si è ristretto, ma ce n’è un altro di cui è meno facile conoscere l’esistenza e il catalogo: è l’Archivio storico Ricordi, conservato alla Biblioteca Nazionale Braidense, l’archivio musicale privato più importante d’Italia, che ha origine ben prima del 1958, centocinquant’anni prima per l’esattezza, nell’anno – il 1808 – in cui il copista e violinista Giovanni Ricordi fonda la propria casa di edizioni musicali.
Da quel momento l’attività di Casa Ricordi non si interromperà mai e collezionerà partiture manoscritte, edizioni di libretti, lettere, stampe, fotografie che sono oggi custoditi nell’archivio di via Brera. Il volume Una cattedrale della musica, pubblicato da Corraini nel novembre 2018, racconta le storie dei familiari Ricordi che si sono succeduti alla guida della casa editrice e l’inestimabile valore delle collezioni che oggi trovano memoria nell’archivio, che da privato è diventato parte integrante della storia d’Italia.
Prima di diventare infatti quella Dischi Ricordi che, parallelamente alla scoperta di Gaber, nel 1958 produsse e pubblicò come suo primo disco la Medea di Luigi Cherubini, con Maria Callas nel ruolo della protagonista, fu la Casa dei “fantastici cinque” dell’opera lirica italiana: Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi e Puccini. Con loro, e con i teatri musicali italiani, Giovanni e poi Tito e Giulio Ricordi intesserono rapporti di stretta collaborazione e vicendevole influenza. La storia di Casa Ricordi si intreccia infatti perfettamente con quella della musica colta che ha attraversato il XIX e il XX secolo. E lo sviluppo musicale testimoniato dall’archivio racconta la storia d’Italia e d’Europa dal risorgimento all’epoca fascista, e fino ai giorni nostri. È proprio nel periodo risorgimentale che in Italia fiorisce il commercio di copie pirata delle partiture, ed è allora che Giovanni Ricordi inizia a occuparsi dei diritti d’autore: sarà Giuseppe Verdi nel 1847 a interrompere la prassi di affidare le proprie opere agli impresari teatrali e a conferire all’editore Ricordi il ruolo esclusivo di mediatore.
Sono le decine di migliaia di lettere dei compositori e i loro manoscritti a risaltare all’interno del volume come dell’archivio, con correzioni e opinioni che emergono come a sottoscriverne la verità storica e il fermento della produzione artistica di cui i Ricordi si sono fatti promotori. C’è in questo mare la testimonianza dell’intuito degli editori, a partire da quello di Giulio che, appena vede scemare l’energia produttiva di Verdi, si mette alla ricerca di un nuovo astro musicale e individua grande talento in un giovane Giacomo Puccini. Proprio come succederà a Nanni con Gaber, sostiene il nuovo protetto moralmente ed economicamente, contribuendo alla sua ascesa e fama mondiale: «il Puccini, a parer nostro, ha questa preziosa qualità di avere nella propria testa delle IDEE: e queste si hanno o non si hanno», è quello che Giulio Ricordi scrive di lui nella Gazzetta Musicale di Milano nel 1885. Insieme alla memoria scritta della Gazzetta, di Rivista Minima e Ricordiana, le fotografie di Verdi, Puccini, della Callas si alternano a quelle di autori che segnano l’innovazione e il rinnovamento della casa editrice e insieme del panorama musicale occidentale: Luigi Nono, Sylvano Bussotti, Luciano Berio gravitarono tutti intorno a Casa Ricordi, che fu dunque testimone anche della nascita in Italia di quella musica elettronica che oggi pervade il mercato musicale.
L’Archivio storico Ricordi «è una cattedrale della musica, un’opera unica al mondo», sostiene Berio, e il volume è una traccia molto lucida dell’immenso patrimonio che si trova fisicamente nella Biblioteca Braidense e dell’evoluzione della musica classica e contemporanea. E tra i colorati manifesti e i preziosi bozzetti di scena si nascondono innumerevoli risorse per la didattica e la musicologia, come anche Riccardo Muti testimonia: «quando ho avuto bisogno di delucidazioni, ho chiamato l’Archivio e mi hanno sempre dato le risposte che cercavo. Lì hanno le fonti».
Una cattedrale della musica. L’Archivio storico Ricordi, AA. VV., Corraini Edizioni