A quattro anni dal grande successo del suo “Gloria”, il regista cileno Sebastián Lelio offre un nuovo ritratto femminile molto efficace, questa volta, quasi all’opposto, di una ragazza molto giovane, una cameriera e cantante con la passione della musica lirica che vive un’appassionata relazione con un uomo molto più grande di lei. Un sentimento che sopravviverà in qualche modo alla scomparsa di lui: perché anche la sua “presenza” la aiuterà a riprendersi in mano la vita, a costruirsi un futuro, forte di una grande esperienza sentimentale che è ancora viva pur essendo finita per sempre
Il regista cileno Sebastián Lelio torna sul grande schermo, dopo il successo di Gloria (2013), con Una donna fantastica, che gli è valso l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino 2017; una storia d’amore e di elaborazione del lutto, protagonista Daniela Vega alla sua prima interpretazione cinematografica. È lei Marina Vidal è una giovane ragazza che si divide tra il lavoro di cameriera e cantante; appassionata e studiosa di musica lirica, ha una relazione con il maturo Orlando (Francisco Reyes), un imprenditore tessile di vent’anni più grande di lei.
Per il suo compleanno, Orlando regala a Marina un buono per un viaggio alle cascate di Iguazú, una delle sette meraviglie naturali del mondo: è un dono adatto a una donna fantastica. Ma un malore improvviso spezza per sempre la vita di Orlando e segna un cambiamento radicale per Marina: mentre la famiglia di lui vuole eliminare ogni contatto con la ragazza, impedendole anche di salutare il suo amato alla veglia funebre, la polizia avanza qualche accusa e mostra dei sospetti a proposito della relazione tra i due. E tutto questo, perché lei è un transgender.
Lelio sceglie di raccontare l’elaborazione di un lutto da un punto di vista singolare. Marina, una donna forte che ha saputo costruirsi una vita e un’identità indipendenti e consapevoli, ha trovato in Orlando un rifugio sicuro, aldilà di ogni pensiero o congettura. L’amore non pretende un motivo, nasce e basta, ma la scomparsa di lui obbliga la ragazza a scontrarsi con la realtà di un mondo fatto di persone che di fantastico non hanno proprio nulla. Come in A Single Man (l’esordio alla regia di Tom Ford, che è valso la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Colin Firth), a Marina viene vietato di salutare la persona amata per l’ultima volta, ed è un torto che le impedisce di accettare la morte e andare avanti: lei non ci sta e lotterà con forza e determinazione, sorretta sempre da Orlando, che le “appare” più volte nel film, con quell’espressione d’amore che lo contraddistingueva.
Una donna fantastica è un film visivamente molto emozionale, che racchiude in sé il senso stesso della vita: un mutamento continuo, un fluire di eventi e sentimenti che trova nello scorrere del tempo la propria determinazione. Nessuno è mai una cosa precisa in un dato momento: come Marina è in un percorso di transizione, così il punto di vista delle persone e i loro pensieri mutano con il passare del tempo e con l’evoluzione delle situazioni. È questo forse l’aspetto più innovativo del racconto di Lelio, che trova nell’interpretazione di Daniela Vega una perfetta corrispondenza. L’attrice cilena offre infatti un ritratto della protagonista tenero e consapevole, denso di una femminilità profonda, radicata.
Grazie a una regia elegante e introspettiva, Lelio regala una pellicola visivamente bella, con scene ricche di empatia e che commuove lo spettatore, una fra tutte la lezione di canto lirico, quando Marina si piega ma non cade di fronte a un vento forte che prova a sradicarla. Qualche pecca c’è invece in un paio di scelte di sceneggiatura, come il già visto sfogo in discoteca (basti pensare a una scena simile in Shame, 2011) o il finto rapimento da parte dei parenti di Orlando.
Il finale scelto dal regista riassume forse il significato stesso delle pellicola: il vero amore non ti abbandona mai, anzi ti permette di rinascere.
Una donna fantastica, di Sebastiàn Lelio, con Daniela Vega, Francisco Reyes, Luis Gnecco, Aline Küppenheim, Amparo Noguera