Dal film “Una pura formalità” Glauco Mauri e Roberto Sturno hanno tratto una metafisica e coinvolgente riduzione teatrale che ripropone il legame indissolubile tra cinema e teatro
La settima arte e il teatro si sono parlati in più d’una occasione: non solo per attori o registi versatili su entrambi i fronti, ma anche per trasmettere un medesimo messaggio, seppur con forme differenti. È questo il caso dello spettacolo al Teatro Carcano Una pura formalità, tratto dall’omonimo film del 1994 del celebre regista Giuseppe Tornatore e adattato per il palcoscenico dall’altrettanto noto interprete e regista Glauco Mauri.
La vicenda ha luogo in uno spazio apparentemente chiaro e semplice: una stanza di un periferico commissariato di polizia, piena di libri e faldoni usurati dal tempo, “illuminata”, almeno quando il temporale che incombe sulla scena non fa saltare la corrente. È proprio durante questa notte di pioggia che incombe un rumore inaspettato, quello di uno sparo. È stato ucciso qualcuno. Comincia così la lunga notte e l’interrogatorio del Commissario, Glauco Mauri, nei confronti dello scrittore interpretato da Roberto Sturno, Onoff, trovato a vagabondare sul luogo del delitto in stato confusionale e che, preso dall’ansia, non sembra riuscire a ricordare nulla che possa scagionarlo dall’accusa…
In questo ambiente non immune da stranezze, come i muri con alcune scritte o l’orologio senza lancette, il Commissario è alla ricerca della verità più profonda e lo scrittore Onoff di una memoria sfuggente, poiché, come scritto in uno dei suoi romanzi, «gli uomini sono eternamente condannati a dimenticare le cose sgradevoli della loro vita, e più sono sgradevoli e prima si apprestano a dimenticarle». Lo spettatore è totalmente immerso nella tensione provocata dall’antagonismo dei due personaggi, liberata solo nel colpo di scena finale.
Va dato atto all’ottima trasposizione che Glauro Mauri ha realizzato portando in scena questo piccolo gioiello di Giuseppe Tornatore, sacrificando solamente le parti più cinematografiche, ma mantenendo quell’oscuro intreccio e valorizzando l’intensità di quelle due vite così differenti, grazie alla sua stessa interpretazione e a quella del suo collega Roberto Sturno. Infatti, questa scelta è altrettanto valida e non fa rimpiangere la coppia Depardieu – Polanski designata da Tornatore.
Ciò che sembrava essere a prima vista un giallo con una faticosa risoluzione del delitto, in realtà si rivela essere una visione metaforica della vita stessa, dunque non solo “una pura formalità”.