Ultimissimi giorni per visitare la mostra “Underground. Ecosistemi da esplorare” al Museo Villa dei Cedri di Bellinzona nella Svizzera Italiana, dove fino al 4 agosto arte e natura s’intrecciano per disegnare un futuro sostenibile. La mostra indaga infatti l’interdipendenza tra esseri viventi esplorando il mondo dei funghi, in particolare il micelio e le sue funzioni. Opere uniche e site-specific traggono ispirazione dagli ecosistemi del sottosuolo per elaborare nuovi modelli creativi e di cooperazione sociale.
Una delle funzioni cognitive centrali nella vita umana è la categorizzazione, la tendenza cioè a separare e unire tra loro elementi del contesto per riconoscerli e comprenderli. Ma se a questa innata strategia di sopravvivenza nell’ambiente aggiungiamo l’esaltazione quasi ideologica della razionalità di matrice illuminista, ecco che l’umano occidentale si è trovato a categorizzare qualunque cosa, piante, animali, persone, popoli, identità, oscillando tra il legittimo bisogno di capire e il Disturbo Ossessivo Compulsivo dell’accumulatore seriale. Ma si può veramente capire un fenomeno isolandolo dall’intreccio olistico della Natura? Evidentemente, no. Lo dimostrano decenni di agricolutra industriale, che hanno portato la terra e la Terra, il suolo e il pianeta, a diventare sterili nella loro quasi totalità. E l’ormai innegabile avanzare del cambiamento climatico, sia esso causato dall’uomo, dalla natura o da folletti ubriachi, rende ancora più urgente e pressante la questione. L’idea darwinista che l’evoluzione sia mossa da conflitto e soppressione del più debole o del meno adatto rispecchia il suo contesto di industrializzazione, di antropocentrismo, di colonialismo, di tassonomie rigide come quella di Linneo che classifica gli esseri viventi in livelli gerarchici.
Come ricordava l’artista Uriel Orlow al PAV di Torino qualche anno fa, “Prima che le Piante Avessero un Nome” il rapporto tra esseri umani e Natura era stretto, fluido e simbolico. L’assalto botanico dei tassonomisti europei – che viaggiava in caravella anticipando la conquista vera e propria – cambiando nome alle cose le ha private dell’essenza intima e della complessa e millenaria cornice culturale di riferimento, trascinando in quel baratro gli individui e le comunità così violate. Come si può dunque recuperare un rapporto simbiotico e sinergico tra uomo e natura, visto il fallimento annunciato della visione tassonomica occidentale, che già Foucault ha ben smontato delle sue certezze?
Un’opportunità ci viene dal meno esplorato e più complesso dei mondi terrestri, il suolo e il sottosuolo, e dai suo principali occupanti, i funghi. Che non sono quei corpi fruttiferi di cui siamo tanto golosi o dai cui effetti velenosi siamo tanto spaventati. Quello che noi consideriamo “fungo” è solo l’organo riproduttivo, estruso dalla terra per diffondere ai quattro venti le sue spore. Il vero corpo del fungo è il micelio, quel reticolo filamentoso fittissimo, senza una testa, un’entrata e un’uscita come i rizomi di Deleuze e Guattari, che rende stabile il terreno e collega se stesso e tutto il suo vicinato in una Wood Wide Web che consente comunicazioni rapidissime, scambi reciproci alimentari ed energetici, collaborazione, simbiosi, sinergia, vita.
I funghi, dunque, visti con un approccio sia documentario che simbolico, sono il centro del progetto culturale, prima ancora che mostra, Underground. Ecosistemi da espolorare a Villa dei Cedri di Bellinzona, un museo ospitato da una splendida villa del XIX secolo circondata da un rigoglioso e accogliente parco. Un luogo che è a sua volta simbolo del modello fungino di scambio reciproco e simbiosi con il territorio, che è parte attiva di un processo circolare di educazione reciproca, e che arriva oggi a una definizione più precisa di sé con questo progetto a cura della direttrice Carole Haensler con Joana P. R. Neves e Luce Lebart.
Attraverso le opere di artisti internazionali attenti e impegnati nelle tematiche descritte – il delicato e profondissimo tocco di Gabriela Albergaria agli elementi della natura, l’approccio radicale e pragmatico del duo LANDRA, le fotografie sepolte di Stephen Gill, l’uso poetico della clorofilla di Laurie Dall’Ava, i rayogrammi di fuoco di Pepe Atocha, il documentario poetico-politico di Marion Neumann, la pittura fungina di Mirko Baselgia, l’attivismo anti-tassonomico di Lise Duclaux e l’approccio empatico-relazionale di Ishita Chakraborty – la mostra, gli interventi e il catalogo, densissimi e interconnessi, provano a cambiare a monte una visione dura a morire, che vuole l’uomo e le sue categorie al centro di un mondo che, a conti fatti, rischia di diventare un vuoto e sterile regno di nessuno.
Underground. Ecosistemi da esplorare, Museo Villa dei Cedri, Bellinzona (CH), fino al 4 agosto 2024
In copertina: Marion Neumann, The Mushroom Speaks (dettaglio), 2021, Installazione video
10 min, estratto del film. Courtesy of the artist