Arriva sullo schermo per la prima volta, in “L’uomo di neve” di Tomas Alfredson (già regista di “La talpa”), il detective Harry Hole, frutto della penna del norvegese Jo Nesbo, uno dei più acclamati autori nell’onda nordica del romanzo nero. Deve indagare su un serial killer che uccide solo donne, ma vedersela anche coi suoi fantasmi interiori, e pure con quelli della sua brava, ma altrettanto tormentata, aiutante. Gran cast, da Rebecca Ferguson a Toby Jones, da Charlotte Gainsbourg a Val Kilmer, da J. K. Simmons a Chloe Sevigny per un film scritto un po’ in fretta e che convince a metà
A Oslo cade la neve, e quando le strade si fanno bianche la brama omicida di un feroce serial killer si risveglia. A farne le spese sono donne, di solito madri, sempre in qualche modo “colpevoli” agli occhi di un uomo disturbato che è stato un bambino infelice, abusato e abbandonato. È una serie di inquietanti omicidi che hanno in comune una “firma” davvero agghiacciante: un pupazzo di neve. A condurre le indagini in L’uomo di neve di Tomas Alfredson è Harry Hole (Michael Fassbender), poliziotto geniale dai tormentati trascorsi, solitario ma tutt’altro che solo, fra un’ex compagna ancora innamorata di lui e un figlio adottivo bisognoso di affetto e guida. Ogni tanto ci riesce, a tenersi lontano dall’alcol e dai guai, ma il suo animo è abitato da una tale schiera di ombre e fantasmi da non riuscire praticamente mai a vedere davvero la luce.
Hole può contare però sull’aiuto di una brillante recluta (Rebecca Ferguson), che ben presto si rivelerà anche lei abitata da spettri e segreti: la ricerca dell’uomo di neve per lei non è semplicemente un lavoro, ma piuttosto una missione e una vendetta, perché suo padre (anche lui un poliziotto, con il volto scavato e febbrile di Val Kilmer) è morto troppo presto, lasciando dietro di sé tanti misteri insoluti. Nel cast si affacciano anche Charlotte Gainsbourg, J. K. Simmons, Chloë Sevigny e Toby Jones, e il regista Tomas Alfredson è l’autore svedese dell’ottimo horror Lasciami entrare (2008) e del suggestivo La talpa (2011) dal bestseller di John Le Carrè. Anche qui, del resto, all’origine c’è un bestseller, un romanzo di Jo Nesbø, autore norvegese di grande successo in tutto il mondo.
Tanti ingredienti, dunque, e tutti di prima qualità, eppure qualcosa non torna in questo film suggestivo ma irrisolto, colmo di momenti angoscianti ma incapace di catturare davvero lo spettatore. Forse il problema è che un libro di cinquecento pagine proprio non ci sta dentro due ore di film, deborda inevitabilmente, e se tenti di farcelo entrare ad ogni costo non puoi evitare tagli brutali e sintesi spericolate. Il risultato è un racconto che a tratti ti cattura ma poi inspiegabilmente ti abbandona, un thriller inquietante ma non troppo, che esibisce veri e propri buchi di sceneggiatura e finisce con lo sprecare (in gran parte) il fascino oscuro e glaciale di un paesaggio nordico che per noi, nati sulle rive del Mediterraneo, vale da solo la visione.
Da qualche tempo i gialli ambientati nell’estremo nord riscuotono uno straordinario successo, e i libri del norvegese Nesbø sono fra i più famosi, all’interno di questo fenomeno mondiale. Quindi un po’ stupisce che abbiano aspettato così tanto a trasformare le indagini di Harry Hole in un film. In effetti, il percorso è stato un po’ accidentato. Avrebbe dovuto essere Martin Scorsese a dirigere L’uomo di neve; poi, come spesso accade, tempi e traversie produttive hanno cambiato le cose, e il regista americano ha ceduto il posto ad Alfredson, rimanendo legato al progetto solo come produttore esecutivo. E va anche detto che questo primo film dedicato a Harry Hole non è tratto dal primo dei romanzi di Nesbø che lo vedono protagonista: L’uomo di neve, pubblicato per la prima volta nel 2007, è infatti il settimo di una serie iniziata nel 1997 con Il pipistrello e ormai giunta all’undicesimo capitolo, Sete, uscito nel 2017.
Di materiale per riportare sullo schermo le gesta di Hole ce n’è dunque in abbondanza e non ci dispiacerebbe rivederlo, sempre con il volto di Michael Fassbender; ma la prossima volta, per favore, cercate di affidare la riduzione di un romanzo di Nesbø a uno sceneggiatore dotato di maggiore pazienza e sensibilità: perché è vero che il detective infelice e solitario, magari alcolista, è un cliché apparentemente facile, ma ciò non vuol dire che sia così facile renderlo un personaggio vivo e memorabile.
L’uomo di neve di Tomas Alfredson, con Michael Fassbender, Rebecca Ferguson, Val Kilmer, Charlotte Gainsbourg, J. K. Simmons, Chloë Sevigny, Toby Jones