La band originaria di Boston torna dopo un lunga pausa con “Make it fit”, album ricco di sonorità nuove e interessanti
Mai dire mai. Karate, band bostoniana difficilmente inquadrabile che negli anni 90 si era inserita in una nicchia di rock classico e nei primi anni 2000 nella scena post hard core, nel 2022 si è riunita, dopo che una campagna di ristampe degli album che aveva inciso e che da tempo erano fuori catalogo ha attirato nuovo interesse nei suoi confronti. E così è nata la nuova opera, dal titolo Make it fit.
La band, capitanata dal frontman nonché cantante e chitarrista Geoff Farina dopo una prima parentesi conclusa nei primi anni 2000 con la realizzazione di vari dischi d’avanguardia, ha attentamente elaborato il suo stile e gradualmente lo ha infuso di elementi di chitarra jazz sperimentando inedite e interessanti composizioni
Make it fit, registrato in studio, contiene il primo set di canzoni completamente nuove dei Karate dai tempi di Pockets, l’album pubblicato 20 anni fa.
Una gran parte del suono prodotto è completamente diverso da qualsiasi cosa la band abbia tentato finora. Ritmi sostenuti e tanta energia sono la spina dorsale di canzoni allegre come Defendants, brano di apertura dell’album, Cannibals e People Ain’t Folk che ricordano i Clash. Questi pezzi diretti e melodici hanno lo stesso spirito dei primi pezzi di Ted Leo and the Pharmacists, fino ai movimenti di chitarra che strizzano l’occhio ai Thin Lizzy, e ai Cake.
Le somiglianze continuano nei groove punk con richiami dub di Rattle the Pipes. Lo stile chitarristico e intriso di jazz di Geoff Farina emerge negli assoli estesi di canzoni come Around the Dial o nel finale con cambio di tempo di Fall to Grace.
I Karate si lanciano in un brano in stile Steely Dan di Three Dollar Bill prima di chiudere l’album con Silence, Sound, una canzone lenta, struggente, sommessa ed elegante che richiama le radici emo del loro primo materiale.
I fan dei Karate che si aspettavano una fedele riproposta del vecchio sound della band potrebbero rimanere delusi dal nuovo sentiero percorso con Make It Fit. Ma la valutazione va fatta in funzione dell’evoluzione e delle esperienze di vita che i singoli membri (ad accompagnare brillantemente Geoff Farina ci sono il bassista Jeff Goddard e il batterista Gavin McCarthy) hanno avuto negli anni passati. E in definitiva evoluzione significa movimento. Spostarsi da un punto a un altro dello spazio e del tempo. E nel nostro caso acquisire un approccio tecnico diverso, con sonorità più marcate e un maggior grado di maturazione. Un miglioramento netto che si avverte in un disco che funziona con alcuni brani impeccabili di grande fattura.