Vicini è un romanzo di Claud Houghton, una confessione amara ed enorme che traccia un ritratto dell’alienazione umana con impeccabile lucidità
Dopo la recente pubblicazione di Io sono Jonathan Scrivener (Castelvecchi, 2014), il dimenticato e riscoperto autore inglese Claud Houghton (1889-1961) conferma di essere una voce fuori dal tempo. Infatti, Vicini, romanzo che ha segnato l’esordio di Houghton nel 1929, si rivela nella primissima traduzione italiana come un’opera assolutamente contemporanea. Una confessione amara ed enorme. Un ritratto dell’alienazione umana tracciato con impeccabile lucidità.
«Ormai non vivo più la mia vita. Scopro, ora che è troppo tardi, fino a che punto si possa restare coinvolti nella vita di qualcun altro, talmente presi dagli interessi e dalle esperienze altrui che la propria vita scivola gradualmente in secondo piano, e alla fine non diventa che un’ombra».
Nella mente del giovane ed anonimo narratore dimora un paesaggio ammaliante e ricco di promesse: quello dell’infinite possibilità dell’esistenza. Un orizzonte vasto ed indefinito. Un universo in continua espansione, che scoraggia qualsiasi presa di posizione ed invita a rinviare ogni scelta.
Sulla scossa di questo stato d’animo decide di cercare un rifugio momentaneo. Un appartamento all’ultimo piano di un vecchio palazzo. Una specie di mansarda. Un posto tranquillo dove fermarsi e riflettere e dove soprattutto trovare la forma più adatta alla propria vita. «Una vita in cui tutte le possibilità avrebbero trovato uno strumento di crescita.»
Ma in una sera tutta cambia. Una risata irrompe improvvisa rivelandogli la presenza di un vicino. Victor, un giovane poeta alla ricerca di un posto in cui lavorare. Un arrivo inaspettato ed improbabile; in grado di lasciare un’impronta profonda nella mente e nell’anima dell’anonimo narratore che dipinge l’effetto di quell’evento sulla sua vita come un fatto irreversibile, come un punto di non ritorno. Infatti, trascinato da un misterioso impulso, comincia a trascrivere ogni conversazione che Victor intrattiene con i suoi ospiti.
Dalle ripetute e ferventi adulazioni nei confronti della fidanzata Pam, «Riesco quasi a perdonare la vita quando guardo i tuoi occhi» oppure «Ti piaccia o no, ti dico che il tuo corpo è l’unico altare davanti al quale pregherei» fino alle feroci invettive contro l’umanità, accusata di nascondersi nell’illusione e di cercare ogni mezzo per evadere dalla verità, l’io narrante tende l’orecchio in silenzio contro la parete del vicino ed annota ogni cosa.
Ma la compilazione di un diario di vita altrui, è un azzardo pericoloso che ha come unica destinazione la perdita della propria esistenza. Lentamente ed inesorabilmente infatti, la voce acuta, amara, rabbiosa e irriverente di Victor finisce per occupare e conquistare ogni centimetro della sua vita. Consumandola e riducendola ad un ricordo estraneo e lontano.
Fitte digressioni psicologiche e dialoghi brillanti. Vicini è un viaggio nell’anima che si sviluppa tra questi due estremi. La voce del narratore impegnato a perlustrare se stesso e quella di Victor sempre alle prese con qualche interlocutore, due voci che sembrano echeggiare distanti ed indipendenti fino alle ultimissime battute, quando attraverso una rivelazione magistrale finiscono entrambe per ricongiungersi in un unico ed inquietante grido.