Daniel Radcliffe e James Mc Avoy sono gli ottimi protagonisti di “Victor”, nuova trasposizione tutto sommato riuscita delle pagine di Mary Shelley. Dove l’atmosfera vittoriana ben ricreata da Paul McGuigan si giova di un Igor clownesco e di un geniale e battagliero inventore di mostri
Harry Potter ululà, Charles Xavier ulilì. Victor – La storia segreta del Dottor Frankenstein, ennesima cine-rielaborazione del capolavoro di Mary Shelley, presenta innanzitutto un cast decisamente interessante. A partire dai due protagonisti: Daniel Radcliffe (già storico Harry Potter dal 2001 al 2011, più una fugace incursione nell’horror vittoriano con The Woman in Black) è Igor, ex animale da circo, pierrot dalle movenze scimmiesche scopertosi genio della medicina, privo forse di nobili origini e del physique du rôle da mostro, ma di certo non della voglia di imbarcarsi (parliamo dell’attore) in progetti coraggiosi e un po’ astrusi dal successo tutt’altro che scontato. James Mc Avoy, astro nascente del cinema britannico ormai prestato stabilmente al blockbuster hollywoodiano (a breve vestirà per la terza volta i panni del professor Xavier in X-Men: Apocalisse di Brian Singer), che è un Victor Frankenstein un po’ Tony Stark e un po’ Sherlock Holmes versione Guy Ritchie, inventore geniale ma anche sorprendentemente agile e battagliero, fervido sostenitore della razionalità umana ma segretamente sospinto da oscure pulsioni.
A dirigere questo bizzarro carrozzone è lo scozzese Paul McGuigan, uno che di adattamenti dall’Inghilterra vittoriana (e di Holmes) se ne intende: era stato proprio lui, nel 2010, a dirigere due episodi su tre della miniserie Sherlock, trasposizione ai giorni nostri delle avventure del celebre duo di detective creati da Arthur Conan Doyle. Questa volta, però, l’atmosfera rimane per davvero quella fumosa e inquietante della Londra di inizio 800, venandosi di tinte gotiche con cui McGuigan dimostra di saper giocare in modo furbo e accattivante, seppure con alti e bassi. Dopo un bizzarro incipit circense misto a effetti da videoclip, e una prima scena d’azione e inseguimento forse un po’ fuori luogo, la pellicola vira con mano sicura verso gli stilemi più classici dell’horror d’epoca, tra toni di velluto rosso, specchi deformanti, freaks veri e presunti, cieli plumbei, castelli scozzesi e controversi esperimenti scientifici sotto tempeste di fulmini.
Tuttavia il film, per tre quarti interessante benché modesto, dopo qualche sbandata tutto sommato perdonabile (come il fanatismo religioso del detective di Scotland Yard Andrew Scott, anche lui già nel cast di Sherlock) finisce con l’inciampare proprio sulla linea d’arrivo. Vanificando gli sforzi compiuti per creare un’atmosfera nel complesso convincente, McGuigan commette il madornale errore di dimenticare il primo insegnamento dei più o meno venerandi maestri del genere che l’hanno preceduto: mai voler mostrare più di quanto il tuo budget ti consenta. Perché dal terrore genuino senza effetti speciali di capolavori come The Others al trash in cartapesta del “leggendario” Ed Wood il passo è breve: e basta un attimo per perdere la strada della tensione e cascare irrimediabilmente nel comico involontario.
È proprio quando decide di mostrare “la creatura” che la storia sfonda gli argini in cui si era fino a quel momento ammirevolmente mantenuta, per terminare in una caotica e inutile sequenza d’azione finale, che nulla aggiunge, anzi, rischia di sacrificare quanto di visivamente valido mostrato fin lì sull’altare del “vorrei ma non posso”, tra eccessi di pathos ed effetti speciali tutt’altro che all’altezza. È un peccato, sì, ma forse alla fine non così grave. Stroncato da critica e pubblico oltreoceano al punto da ritardare di quasi un anno la sua distribuzione italiana, Victor – La storia segreta del Dottor Frankenstein non sarà una pietra miliare della cinematografia horror-fantascientifica ma resta comunque una pellicola godibile, un’opera tutto sommato coraggiosa, con spunti di regia interessanti e un Mc Avoy ormai più che pronto al grande salto nel cinema che conta. Il suo Victor Frankenstein, schizofrenico, accattivante e tormentato, vale già da solo (quasi) tutto il prezzo del biglietto.