Torna “Variazioni in rosso”, la raccolta di racconti polizieschi dello scrittore argentino Rodolfo Walsh, un autore tutto da riscoprire
«Mentre scrivo tutto questo, mi rendo conto che non ho mai posseduto un libro di Walsh. Li ho letti tutti, alcuni anche più di una volta, ma li ho sempre presi in prestito da qualche biblioteca. È vero che i suoi libri non circolano più, perlomeno al di fuori dell’Argentina? Sta diventando, se non lo è già diventato, un autore da archivio, un esemplare raro nel museo latinoamericano degli orrori?». Lo scrittore boliviano Rodrigo Hasbùm conclude così il lungo articolo dedicato a Rodolfo Walsh apparso sul numero 24 di Dossier, il luglio scorso.
La casa editrice indipendente Sur, nata con l’intenzione di promuovere la letteratura latinoamericana di qualità, attraverso la scoperta di nuovi talenti e il rilancio di autori caduti nel dimenticatoio, accoglie la sfida lanciata da Hasbùm e pubblica in una nuova versione Variazioni in rosso, opera d’esordio di Walsh, tradotta in italiano per Sellerio nel 1998 e mai più ristampata.
Ma cosa avrà mai questo Rodolfo Walsh di tanto speciale per essere ripescato dal pozzo dell’oblio? Per capirlo mi calo nei panni di Daniel Hernandez, correttore di bozze e protagonista dei tre racconti polizieschi raccolti in Variazioni in Rosso, e inizio a indagare partendo dall’indizio più scontato: l’opera che mi trovo tra le mani.
Variazioni in rosso viene pubblicato per la prima volta nel 1953 per Hachette, casa editrice argentina per la quale il venticinquenne Walsh lavora come correttore di bozze. Non sembrerebbe un caso, dunque, che il primo racconto della raccolta (L’avventura delle bozze), trovi la sua ambientazione proprio tra le quattro pareti colme di libri di una casa editrice di Buenos Aires, e che ad aiutare il commissario Jiménez sia proprio il correttore di bozze che vi lavora, il biondo e occhialuto Daniel Hernandez. «Credo che non sia mai stato tentato l’elogio del correttore di bozze, ma sicuramente tutte le facoltà che sono servite a Daniel nell’indagine dei casi criminali erano facoltà sviluppate al massimo nell’esercizio quotidiano della sua professione: l’osservazione», spiega l’autore nella prefazione. In effetti, Hernandez osserva minuziosamente la scena del delitto e, senza lasciarsi distrarre dal contesto, va a caccia di errori, di incongruenze, di refusi lasciati dall’assassino. Daniel è abituato a vivere tra i libri e per questo ha imparato che molto spesso la realtà non è abbastanza e bisogna agire di fantasia per creare una storia degna di essere raccontata. Così, dove le prove rimandano a una soluzione banale, lui riesce a creare costruzioni fantastiche, arrivando a conclusioni inaspettate. Proprio per questa sua capacità, il personaggio di Daniel acquisirà nella raccolta una sempre maggior importanza, tanto che in Assassinio a distanza, terzo e ultimo racconto, lo vedremo indagare da solo, lontano da Buenos Aires e dal commissario Jiménez, troppo ancorato alla realtà per competere con Daniel.
I racconti di Walsh affascinano non tanto per il dinamismo delle trame, poiché l’azione è ridotta all’essenziale, quanto per la genialità di esse. Si rimane colpiti dai processi mentali di Hernandez e si è automaticamente portati a sfidare il correttore di bozze nel trovare una soluzione sempre più complessa a casi che a prima vista paiono di semplice risoluzione.
Ma, se c’è una cosa che insegnano i polizieschi, è che la pista più ovvia non è quasi mai quella esatta, quindi ripongo la mia copia di Variazioni in Rosso sullo scaffale e mi metto a fare un paio di ricerche per saperne di più circa l’autore, scoprendo che la vita di Rodolfo Walsh è ancora più interessante di quella dei suoi personaggi, siano essi pittori con manie per la matematica, o rampolli di nobile famiglia con la passione per gli scacchi e la meditazione.
Rodolfo Walsh nasce nel 1927 a Lamarque, nella provincia del Rio Negro, e si trasferirà presto a Buenos Aires. In Variazioni in Rosso, che lo porterà a vincere il Premio Municipal de Literatura, cogliamo subito la dedizione dell’autore nell’indagare il crimine, tra finzione e testimonianza, per dimostrarne la vera natura. Questa tensione lo porterà, due anni dopo, a indagare circa un triste episodio di cronaca che vede le armate della neonata Rivoluzione Liberatrice (la dittatura militare che nel 1955 fece cadere Peròn) fucilare dodici uomini, accusati di tramare una sommossa. Sette dei dodici sopravvivono alla fucilazione, Walsh ne raccoglie le storie e le pubblica nel 1957 in Operazione Massacro, un’opera che mette in gioco una nuova forma di giornalismo, a metà strada tra la cronaca e il romanzo, che dieci anni più tardi verrà riconosciuta universalmente come “New Journalism”. Operazione Massacro avrebbe dimostrato che i fucilati, in realtà, erano innocenti.
Walsh indaga per tutta la vita, un po’ come il suo Daniel Hernandez, in una continua ricerca di quella verità che per anni viene negata al popolo argentino, soffocato da decenni di dittature e “democrazie complicate”. Verrà ucciso in un’imboscata nel 1977, dopo aver messo in circolazione una lettera aperta al generale Videla e alla sua giunta militare, nella quale denunciava i crimini perpetrati dopo il golpe del 1976. L’ultimo giallo che ci lascia non è ancora stato risolto: nel cassetto della scrivania di casa sua, saccheggiata dopo la sua morte, vi era il manoscritto di un suo ultimo romanzo, ancora incompiuto. Non fu mai ritrovato.
Chiudo il caso dichiarandomi pienamente d’accordo con questa ristampa: Walsh è un autore che va riscoperto, non solo per la sua opera, sicuramente significativa, ma anche perché il suo nome appare tra quelli dei desaparecidos, e non ricordarlo mi sembrerebbe un oltraggio.
Variazioni in rosso di Rodolfo Walsh (SUR, 2015, pp. 235, 15 euro)
Immagine: Rodolfo Walsh by Beatrice Murch