Dopo il successo di “45 anni”, esce in Italia il primo film di Adrew Haigh, una storia d’amore gay che alterna toni di forte passione e struggente malinconia
Andrew Haigh, 43enne regista, sceneggiatore e produttore inglese torna sugli schermi italiani, dopo l’assai ben accolto 45 anni, con il suo film precedente (2011) Weekend, da noi distribuito solo ora nonostante ottimi commenti internazionali. Le vicende narrate sono quelle di Russel (Tom Cullen) che incontra in un locale gay Glen (Chris New), durante un normale fine settimana. Il randez vous tra i due, da principio mosso da un ammiccante desiderio fisico, poco a poco si trasforma nel confronto di due persone dai punti di vista e dalle visioni prospettiche piuttosto differenti, accomunati però ciascuno da un bisogno latente e non ancora intercettato. Dopo un primo momento di soddisfazione, i sentimenti tra i due si intrecciano in modo più profondo, generando, sotto l’apparente esperienza di una sola notte insieme, quesiti esistenziali, sociali e affettivi che li mettono uno di fronte all’altro con le rispettive concezioni di vita e i problemi ad esse correlati.
Glen, più attivista e disinibito, è incurante delle convenzioni sociali che impongono altri modelli prevalenti e non gli permettono un pieno riconoscimento di dignità: lavora a un progetto artistico che comprende le registrazioni delle opinioni dei suoi amanti, e Russel si trova così coinvolto a realizzarlo. Questi, all’opposto, più nevroticamente inibito dall’ambiente in cui vive, non ha il coraggio di esporsi ma conserva la tenacia di ricercare, dentro se stesso e nella sua vita, quei valori che possono portarlo alla felicità. Le intenzioni dei due si scontrano poi anche con le visioni e le restrizioni imposte dall’esterno, mentre all’interno le loro concezioni e personalità, che pure trovano punti di contatto pieni, talvolta si perdono nella frammentazione del desiderio, in un nascondimento timoroso che porta agli estremi vicinanza e solitudine.
Andrew Haigh comprende e riprende benissimo, con intimità e profondità umana, una situazione di coppia che, partita da un apparente e positivo colpo di fulmine, sconta poi non solo le problematiche di incomprensione connesse alla non accettazione da parte della società, ma anche, dramma forse ancor più lancinante, l’impossibilità individuale di venirsi incontro, di ricongiungersi al di là dei rispettivi confini. E lo fa con uno stile che avvicina lo spettatore alle vicende singole dei personaggi portandolo a “ridisegnare” lo sguardo, empatizzando in modo efficace con le dinamiche narrative. Mentre Glen è fautore della sua vita, si costruisce e la costruisce, Russel forse si lascia vivere più passivamente: ma entrambi sono mossi da un bisogno che, pur celato dalle rispettive resistenze, ambisce a non rimanere soltanto ricordo, ma a trovare prima o poi la sua terra promessa. Lo spazio fugace di una relazione occasionale si scontra con l’impossibilità di darle una forma più duratura, in una ripetizione che sembra l’ennesimo epilogo di un già ampiamente sperimentato abbandono, sia esso voluto oppure no.
Già forte per l’abilità di aver girato il film in soli 17 giorni, Haigh mostra anche la saggezza, e il talento di saper riportare, con nudità e puntualità essenziali, temi e problemi dal carattere quantomai contemporaneo: arricchiti in parte da una melanconica e problematica nostalgia, in parte da una rinnovata, inestinguibile speranza.
Weekend di Andrew Heigh con Chris New, Tom Cullen, Laura Freeman, Vauxhall Jermaine, Jonathan Rice