L’appassionante e mitica storia del diamante più grande e più prezioso di tutto il mondo: il Koh-i-nur, motivo di desideri e guerre infinite. Ne ricostruiscono le vicende William Darlymple e Anita Anand in un libro pubblicato da Adelphi: dall’Iran alla Torre di Londra.
Quella del KOH-I-NUR è “la storia del diamante più famigerato del mondo”, il suo valore era stimato “in due giorni e mezzo di cibo per il mondo intero”; per impossessarsene nel corso dei millenni divinità, conquistatori, re, ladri, imperatori ricorsero a massacri, veleni, inganni, torture anche nei confronti di figli, fratelli, mogli e tutti morirono di morte violenta.
William Darlymple e Anita Anand ne raccontano, in un libro pubblicato da Adelphi, la storia a partire addirittura da miti cosmogonici, per poi ripercorrerne le tracce consultando le fonti originali persiane, afghane, urdu, in parte tradotte per la prima volta. Seguendo la bramosia quasi folle, la scia di sangue che il diamante lascia dietro di sé, entriamo nelle sontuose regge dei mahraja, conosciamo le loro vite, la raffinata cultura, le guerre, le distruzioni, le conquiste e le ricostruzioni, perché il possesso del Koh-i-nur rappresenta il potere assoluto, la sottomissione e l’annientamento del nemico e per possederlo si è disposti a qualsiasi infamia. Insieme alla storia dell’Asia centro-meridionale, impariamo a conoscere l’evoluzione delle concezioni intorno al ruolo, all’alchimia e all’astrologia delle pietre preziose.
Nella prima parte di questo libro, Il gioiello sul trono,William Darlymple, rintraccia le prime tracce mitiche del KOh-i-nur nei testi sanscriti e i suoi possibili avvistamenti in età medioevale e moghul, fino alla sua comparsa storica concreta avvenuta nel 1750, quando Nader Shaha lo fa incastonare in cima al perduto Trono del Pavone, saldato sulla testa di uno dei volatili dorati che lo sovrastano.
Attraverso assedi, distruzioni e conquiste il diamante passa in Iran, in Afghanistan, in Punjab, finché non scompare temporaneamente alla morte di Ranjit Singh.
Il diamante non è più solamente la pietra più grande e più preziosa del mondo, ma è diventata anche il potente simbolo della sovranità.
Nella seconda parte del libro, Il gioiello sulla corona, Anita Anand segue l’ultima avventura del Koh-i-nur, terribilmente significativa nella sua crudeltà.
Il 29 marzo 1849 nella sontuosa sala del trono tappezzata di specchi al centro del grande forte di Lahore, Duleep Singh, il mahraja decenne del Punjab, dopo il massacro del suo eroico esercito sikh e l’arresto del padre, terrorizzato ma composto, firma un trattato formale di resa alla Compagnia delle Indie Orientali in cui cede il suo regno ed è costretto a ‘donare’ alla regina Vittoria l’oggetto più prezioso non solo del Punjab, ma dell’intero Subcontinente, il Koh-i-nur, o Montagna di luce.
Il diamante arriva in Inghilterra, viene esposto in un sontuoso padiglione costruito apposta all’Esposizione Internazionale e viene messo infine in bella mostra sulla corona della regina alla Torre di Londra davanti al pubblico ammaliato dalla sua magnificenza.