Da divorare “Cianfrusaglie del passato” imponente biografia di Wislawa Szymborska: passioni, letture, politica, incantevole humour e meravigliosa poesia
Wislawa Szymborska era, è una poetessa contemporanea: grande, grandissima. I suoi versi sono semplici: piccole cose qualsiasi, una tazza, un gatto, un albero, un passante assumono una limpidezza, un’immediatezza che diventa rivelazione.
Non si compiace mai la Szymborska della sua bravura, ci mette sempre una battuta affilata, tagliente, ironica. Così azzeccata e insieme sorprendente, che aumenta la magia.
Si resta sconcertati dal fatto che si riesca oggi a dire qualcosa di nuovo e meraviglioso con quel che abbiamo sotto gli occhi, che viviamo ogni giorno. Un esempio per intenderci meglio:
Giorno afoso, una cuccia e un cane alla catena.
Poco più in là una ciotola ricolma d’acqua.
Ma la catena è corta e il cane non ci arriva.
Aggiungiamo al quadretto ancora un elemento:
le nostre molto più lunghe
e meno visibili catene
che ci fanno passare accanto disinvolti.
(Catene, in Basta così, 2012)
E’ quindi una gioia che finalmente venga tradotta la sua biografia, uscita in Polonia nel 1997, l’anno dopo dell’assegnazione del premio Nobel, perché di lei si sa poco. Era riservata, non amava le interviste, diceva: «Confidarsi in pubblico è come perdere l’anima. Qualcosa bisogna pur tenere per sé». Non si può disseminare tutto così, tutto quel che aveva da dire della sua vita era contenuto nelle sue poesie.
Eppure anche in Italia era molto amata, era diventata addirittura un fenomeno pop dopo che Roberto Saviano, nella trasmissione di Fabio Fazio, ne aveva fatto l’elogio funebre nel 2012. Così spiegava il successo della Szymborska: «Sono versi che si possono leggere senza bisogno di grandi mediazioni. Si capiscono bene e ti fanno stare meglio. Mi stanno arrivando in questi giorni migliaia di e-mail su Facebook che mi chiedono della poesia Curriculum».
La poesia che ha scatenato il popolo del social network racconta la frustrazione di ognuno a vedersi sintetizzata la propria vita nelle poche righe di un curriculum: Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati. Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu…
Il lavoro di ricerca e documentazione fatto da Anna Bikont e Joanna Szczęsna è immane e ricostruisce vita, abitudini, passioni, letture, posizioni politiche, tutto insomma quel che si può vedere dall’esterno; il suo spirito, il suo incantevole humor, la sua leggerezza ce li restituiscono solo le moltissime poesie, elzeviri, lettere, molti inediti, pubblicati nel libro.
Ancora una volta si capisce quanto i fatti della vita possano sì offrire spunti all’arte, ma poi l’arte è un’altra cosa, proprio come pensava Wistlawa. «In una poesia che parla dell’attesa di una telefonata dovrebbero essere presenti: Catone il Vecchio, un panino col burro e un maggiolino».
La poesia comincia dove finisce l’ovvietà, consigliava a un poeta dilettante dalla rubrica Posta, che ha tenuto dal 1960 al 1968, su Zycie Literackie, la rivista simbolo del disgelo polacco. Un esempio della sua elaborazione:
Ricordo bene quella paura infantile.
Scansavo le pozzanghere,
specie quelle recenti, dopo la pioggia.
Dopotutto qualcuna poteva non avere fondo,
benché sembrasse come le altre.
(La pozzanghera, in Attimo, 2002)
Il titolo stesso della biografia Cianfrusaglie del passato testimonia l’onestà intellettuale e la complicità delle autrici con la Szymbroska, si riferisce infatti alla sua passione per la collezione di immagini, piccoli oggetti di gusto Kitsch, che quanto più è pessimo tanto è migliore, vale a dire divertente.
Anche gli amici gliene portavano da ogni viaggio, insieme a biglietti, piccola testimonianza di un grande affetto. Con questi Wislawa faceva deliziosi collage-cartoline che mandava per occasioni speciali, mai per compleanni: troppo scontato.
Certe volte con allusioni comprensibili solo al destinatario, come quella con un Elefante accompagnato dalla scritta «Si vede subito che è polacco», ricevuta da Baranczak dopo che era uscita una sua ponderosa antologia di rifacimenti di classici intitolata Dio, la tromba e la patria.
Dunque, di lei sappiamo che nasce nel 1923 a Kòrnik, vive a Cracovia, non ama viaggiare, adora Vermeer, Dickens, Montaigne, Thomas Mann, i romanzi dell’orrore, Fellini e Woody Allen, le nuvole, le scimmie, i ragni, i cani, i gatti, considera una sua ingenuità giovanile aver creduto nel socialismo reale di Stalin.
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E infine sappiamo che ha avuto due bellissime storie d’amore: da giovanissima con Adam Wlodek, per il resto della vita con Kornel Filipowicz, tutti e due intellettuali impegnati. Anche per questo, si considerava una donna fortunata.
Un amore felice. E’ normale?
E’ serio? E’ utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
Che non vedono il mondo?
…
Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po’,
si fingessero depressi confortando così gli amici!
….
Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
Come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
(Un amore felice, in Ogni Caso, 1972)