Bryan Singer sempre in regia, Jennifer Lawrence, Fassbender e McAvoy confermati, ma la storia scricchiola parecchio, sotto i colpi di una spettacolarità forzata da disaster movie. Note liete dai giovani aggregati alla serie (Sophie Turner su tutti) e dal cameo garantito di Hugh Jackman-Wolverine
Tu quoque, Bryan. Questa non ce la dovevi fare, maledizione, eri uno dei migliori. La tua regia nei primi due episodi degli X-Men, tra il 2000 e il 2003, non aveva soltanto inaugurato il nuovo corso cinematografico Marvel: aveva stravolto la concezione stessa di film supereroistico, marcando l’inizio di una nuova era. Niente più tutine sgargianti, trame inverosimili o battute sferzanti nel bel mezzo di scazzottate a passo di danza: X-Men e X-Men 2 esibivano piuttosto un’attualissima, estremamente accattivante, sobrietà, calando storia e personaggi in una realtà assolutamente credibile, per quanto di fantasia.
Il nuovo X-Men – Apocalisse, sempre diretto da Bryan Singer (tornato al timone della saga con il più che discreto X-Men – Giorni di un futuro passato), invece spiazza un po’, e non in senso buono: è come se Christopher Nolan d’improvviso si fosse svegliato trasformato in Michael Bay. Sì, perché, per quanto suoni assurdo, proprio nei giorni in cui il versante Avengers riscopre il suo lato più oscuro e serioso, sul fronte mutante si finisce con l’abbandonare l’ultima resistenza, cedendo una volta per tutte alla spettacolarità distruttiva e gratuita del disaster movie. Così, se da un lato è pur vero che Capitan America e compagni, nella loro Civil War, inscenano una vera e propria royal rumble nel bel mezzo di un aeroporto, dall’altro il nuovo villain di Singer è nientemeno che il protomutante/semidio Apocalisse (Oscar Isaac, sempre più star dopo il botto con l’ultimo Star Wars), ovviamente nomen omen, pronto a sterminare l’intera umanità vile e traditrice, in un tripudio di crolli, macerie, esplosioni e, ahimè, CGI di dubbia qualità.
Il risultato, di primo impatto, è quello di un passo inutilmente più lungo della gamba, in cui persino costumi e make-up (il cui realismo low profile era uno dei punti forti nei primi episodi) inciampano nel fuori luogo, tanto che, fin dalle prime immagini diffuse in rete col lancio dei trailer, già qualcuno ironizzava impietosamente sull’involontario ma innegabile effetto anni ‘90 modello Power Rangers o Batman di Joel Schumacher. E cedendo il passo all’esagerazione visiva e all’effetto speciale senza freni, una trama già elementare e pretestuosa finisce ben presto col raffreddarsi, nonostante i disperati tentativi di rianimazione da parte di alcuni dei suoi ormai confermatissimi protagonisti: James McAvoy è al suo terzo giro nei panni del giovane professor Xavier, ma stavolta è forse un po’ troppo sofferente, per non dire quasi lagnoso; Michael Fassbender, anche lui alla terza apparizione come Magneto, che resta il più convincente di tutto il cast (insieme a Nicholas Hoult/Hank McCoy/Bestia), pare comunque un po’ smarrito, con l’espressione perenne di chi si chiede cosa ci faccia ancora lì dopo un Macbeth e un quasi Oscar per Steve Jobs; Jennifer Lawrence, nei panni della mutaforma Mystica, che dovrebbe essere il nuovo leader positivo, divisa tra senso di responsabilità e sete di vendetta, insinua invece altri dubbi nello spettatore, incapace di spiegarsi come possa avere avuto tanto successo (vincendo pure l’Oscar per Il Lato Positivo) un’attrice capace di cambiare espressione davanti alla macchina da presa solo quando diventa blu.
Complice il totale reset della continuity con i primi capitoli della saga, in seguito agli eventi di X-Men – Giorni di un futuro passato, dal resto del cast arrivano le note liete di questo nuovo corso, che abbandona (fatto salvo il cameo a sorpresa del solito Hugh Jackman/Wolverine, quasi un marchio di garanzia), alcuni interpreti “storici” della serie: Halle Berry, Famke Janssen e James Marsden. A sostituirli, ecco giovanissime leve – tra cui spicca la Sophie Turner di Il Trono di Spade – pronte a dare nuova vita a personaggi evidentemente destinati a durare ancora a lungo. E a rinvigorire una saga e un regista che, nonostante qualche sbandamento, hanno già dimostrato in passato di poter fare molto meglio di così.